La Nuova Sardegna

Legge di tutela della salute: decide l’Inail, non i militari

di Alessandro Pirina

A valutare i rischi per i soldati non sarà più la commissione dell’esercito Scanu, Pd: un salto di civiltà non più rimandabile, il Parlamento faccia presto

13 luglio 2016
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SASSARI. «Questa dovrà essere l’ultima commissione sull’uranio impoverito». Gian Piero Scanu lo aveva giurato nel dicembre del 2015, quando era stato chiamato a guidare la commissione d’inchiesta, la quarta da quando la politica ha iniziato a fare luce sulla sindrome dei Balcani, ovvero la lunga serie di malattie che hanno colpito i soldati italiani al ritorno dalle missioni nella ex Jugoslavia. Sette mesi dopo quella promessa rischia di trasformarsi in realtà. Ieri il parlamentare del Pd ha presentato la proposta di legge formulata dalla commissione d’inchiesta da lui presieduta e firmata da 160 deputati di tutti i gruppi. Una rivoluzione che vede sottrarre ai militari la valutazione dei rischi a cui sono sottoposti i soldati e la tutela previdenziale contro gli infortuni sul lavoro e le malattie delle Forze armate per affidarla all’Inail, come organo terzo e autonomo. Una proposta strutturata in 16 articoli che dovrà diventare legge entro la fine della legislatura. Questa perlomeno è la nuova sfida di Scanu.

Richieste di risarcimento. «Con questa proposta intendiamo abbattere il muro che ha impedito fino a oggi ai militari di accedere a un sistema universalistico per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro, il riconoscimento delle malattie professionali, gli indennizzi e l’assistenza sanitaria durante tutte le fasi della malattia correlata all’attività lavorativa – spiega il deputato dem olbiese –. A oggi più di duemila militari hanno fatto domanda di risarcimento per patologie correlate a uranio impoverito, amianto, radon e multifattorialità. Un terzo di loro ha ricevuto risposta positiva. Gli altri sono in attesa di un verdetto o si sono visti negare il risarcimento. Criticità le abbiamo rilevate anche nella sicurezza sul lavoro. Per assicurare protezioni e valutazioni dei rischi adeguate anche per i militari, chiediamo che si affidi la vigilanza sui luoghi di lavoro delle Forze armate al ministero del Lavoro».

Stop alle zone franche. Il pdl di Scanu prevede il superamento della giurisdizione domestica, consentendo anche ai militari l’accesso al sistema di protezione garantito dall’Inail per milioni di lavoratori, dal quale loro sono invece rimasti esclusi. «Noi – spiega il deputato – proponiamo di superare l'anacronistica separatezza della giurisdizione della Difesa, portando anche le Forze armate nell'ambito della gestione dell'Inail, organo competente, terzo e autonomo. Non ci possono più essere zone franche. Non ci possono più essere controllati che controllano i controllori. Non ci può più essere un aut aut tra diritto al lavoro e diritto alla salute».

Caserme e poligoni. La priorità della legge è mettere in sicurezza tutti, civili e militari. «I rischi ambientali non sono confinati dentro le mura delle caserme o dei poligoni – dice ancora Scanu –, ma possono espandersi a danno dell’intera comunità, sino ad assumere le dimensioni del disastro ambientale che dura nel tempo. Mettere in sicurezza i luoghi di lavoro delle forze armate vuol dire assicurare migliori condizioni di vita e di salute anche alle popolazioni civili che vivono nelle vicinanze delle servitù militari». Durante il suo lavoro la commissione ha anche ascoltato il ministro Roberta Pinotti, che si è detta favorevole al passaggio di giurisdizione, seppure con qualche paletto. «Nessuno vuole criminalizzare le Forze armate – aggiunge l'ex procuratore Raffaele Guariniello, consulente della commissione –. Dietro questo risultato ci sono tanti processi e tante indagini. La commissione dovrà quantificare l'entità del fenomeno, capire quanti si sono ammalati. I rischi non rimangono chiusi dentro le aree militari, coinvolgono anche i cittadini».

In aula. Per la proposta di legge è già stata chiesta la calendarizzazione, ma Scanu si dice fiducioso. «Il salto di civiltà che auspichiamo non è più rimandabile. Questa proposta deve immancabilmente diventare legge in questa legislatura. Non ci possono più essere soldati che si sentono traditi da quello stesso Stato per il quale hanno messo a repentaglio la loro vita».

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