La Nuova Sardegna

La riforma Madia non piace alla Cgil

La riforma Madia non piace alla Cgil

La Filcams contro il riordino del sistema camerale voluto dal ministro: a rischio il 20 per cento dei posti di lavoro

20 agosto 2016
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SASSARI.

La Filcams Cgil contro la riforma Madia. Secondo il sindacato il riordino del sistema camerale proposto dal ministro e al vaglio del Consiglio dei ministri potrebbe comportare un taglio lineare dal dieci al venti per cento dei 200 lavoratori diritti e indiretti delle Camere di Commercio e delle società partecipate e controllate. Il testo preoccupa la Filcams Cgil regionale che sottolinea come una prima fase di dismissione abbia già coinvolto alcune realtà del sistema camerale, ad esempio a Cagliari, il Laboratorio chimico e merceologico della Sardegna in liquidazione, con la cancellazione di dieci posti di lavoro qualificati, e il Centro estero camere di commercio, per il quale nelle scorse settimane è stata decisa la stessa sorte. «Chiediamo che le competenze non vadano disperse», ha detto la segretaria regionale Filcams Simona Fanzecco auspicando una ricollocazione, come per i lavoratori della Fiera al Centro Servizi.

L’appello del sindacato è rivolto ai parlamentari sardi affinché intervengano sul testo di riordino: «Nella nostra regione assistiamo a una grave crisi occupazionale e per invertire la tendenza – ha detto la Fanzecco – dovremmo investire sulle professionalità indispensabili a rafforzare il tessuto imprenditoriale per creare nuove opportunità di lavoro». Perciò – sostiene la Filcams – «sarebbe controproducente non ostacolare lo smantellamento dei soggetti che concorrono allo sviluppo sociale, economico e occupazionale. Il taglio lineare del personale diretto e indiretto che opera nel sistema camerale sarebbe una contraddizione di quanto disposto nella legge delega, che parla di “mantenimento del dato occupazionale”.

A ciò, sottolinea il sindacato, si aggiunge un altro problema, ovvero le disposizioni sul sistema di ricollocazione previsto nel disegno del decreto delega sulle società partecipate dalla Pubblica amministrazione, che «sono insoddisfacenti perché nel regime privatistico la mobilità si traduce con il licenziamento e il solo riconoscimento dell’indennità di Naspi. Va tenuto in considerazione, tra l’altro, che le aziende speciali e le unioni camerali regionali – che svolgono un ruolo comprimario alla funzionalità delle stesse Camere di commercio - per la loro natura sociale e per frammentazione, non hanno possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali conservativi dell’occupazione». Per queste ragioni, la Filcams avverte sin da ora che se non ci saranno segnali netti di modifiche sostanziali al testo, metterà in campo tutte le iniziative di lotta utili a salvaguardare il lavoro e i servizi pubblici di qualità del sistema camerale. Nei mesi scorsi la Cgil, insieme con Cisl e Uil, aveva organizzato un sit in davanti al Consiglio regionale: in manifestanti erano stati ricevuti dal presidente Gianfranco Ganau e dall’assessore Cristiano Erriu.

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