Boom dei voucher, a picco il posto fisso
I dati dell’Inps sui primi sei mesi del 2016 confermano una forte flessione delle assunzioni a tempo indeterminato
SASSARI. L’effetto jobs act sembra già finito. O meglio sembra diluirsi in una concezione del lavoro sempre più liquida. I dati dei primi sei mesi del mercato del lavoro forniti dall’Inps mettono in evidenza come il lavoro a tempo indeterminato sia in calo nell’isola nel 2016, e come il vero boom sia legato ai voucher. In altre parole il lavoro diventa sempre più precario. E pazienza se i voucher erano nati per cancellare la pratica del lavoro nero nell’agricoltura e in tutti i settori in cui l’impresa ha bisogno di manodopera in periodi brevi e concentrati dell’anno. Il voucher è diventato la nuova moneta della miseria. La disintegrazione del lavoro stabile.
I numeri. I dati li mette nero su bianco l’Inps. In Sardegna i voucher sono passati dagli 820mila del 2014 ai 2,1 milioni dei primi sei mesi del 2016. Nel 2015 erano 1,6 milioni. In altre parole l’uso dei voucher è cresciuto in modo esponenziale in soli tre anni. Dal 2014 al 2015 del 94%, e dal 2015 al 2016 del 33%. La Sardegna è ai primi posti per la crescita percentuale dell’uso dei voucher. Numeri che da soli valgono più di qualsiasi analisi sociologica ed economica. Il lavoro diventa sempre più precario e sempre meno garantito.
La lettura. Ma l’Inps dà un quadro ancora più preciso con i dati delle nuove assunzioni fatte nei primi sei mesi del 2016. Quelle a tempo indeterminato sono crollate. Il confronto dell’ultimo triennio mette in evidenza come le assunzioni abbiano avuto un’impennata nel 2015, anno in cui gli sgravi contributivi spingevano i contratti a tempo indeterminato. Nel 2014 le assunzioni erano state 15mila. Nel 2015 erano salite a 21mila. Nel 2016 con la fine delle agevolazioni c’è stato il crollo e ci si è fermati a 13mila, con un calo del 38 per cento. Mentre il calo complessivo delle assunzioni, comprese quelle a tempo determinato, è dell’8,7 per cento. Controverso il dato delle assunzioni a termine. Nel 2014 sono state 41mila, nel 2015 sono calate a 39 mila, ma nel 2016 sono risalite a 42mila. A compensare il crollo di quelle a tempo indeterminato.
Trasformazioni. Anche i numeri sulla trasformazione dei contratti da tempo determinato a indeterminato confermano la tendenza negativa. Nel 2014 erano 3.378, nel 2015 4.005, ma nel 2016 sono scesi in modo preoccupante a 2933. Con un complessivo meno 29 per cento. Un dato più basso del calo generale in Italia, meno 37 per cento, ma che arriva in un’economia già depressa e in un tessuto imprenditoriale gracile e sfinito da una crisi che dal 2008 pesa sull’isola.
Questi numeri confermano che con la fine degli incentivi anche il lavoro a tempo indeterminato è diventato meno conveniente. E spesso le imprese preferiscono ricorrere ad altre forme. Dal ritorno al lavoro in nero al moltiplicarsi dell’uso dei voucher, unico sistema di impiego che sembra non conoscere crisi.
@LucaRojch
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