La Nuova Sardegna

Santo Stefano, stop alla Commissione: niente visita nel bunker

di Claudio Zoccheddu
Santo Stefano, stop alla Commissione: niente visita nel bunker

L’Esercito vieta ai parlamentari l’ingresso nel cuore del deposito di armi. Scoppia la polemica. Mauro Pili: ci hanno sequestrato anche i telefonini

04 ottobre 2016
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LA MADDALENA. Non doveva essere una visita inquisitoria ma una semplice ricerca dello status quo, l’equilibrio che manca alla Sardegna quando si parla di servitù militari. Il ministero della Difesa, però, sembrerebbe non aver creduto agli intenti della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito e ha provato in tutti i modi a mettere i bastoni tra le ruote dei deputati guidati da Gian Piero Scanu. Il programma prevedeva un sopralluogo nel bunker di Santo Stefano, la Santa Barbara della marina militare sui cui segreti tanto si era detto e scritto. La visita, alla fine, c’è stata ma il racconto dei parlamentari ha descritto un’intrusione sgradita con un programma stravolto.

Santo Stefano. L’isola divisa a metà tra il turismo d’élite del Clubviaggi resort e le servitù militari era l’obiettivo al centro del mirino della commissione. Il clou era la visita al bunker dove la marina custodisce una porzione del suo arsenale. Ma l’accesso alla fortezza è stato negato: le aree da visitare erano “classificate”. Inaccessibili, insomma. I parlamentari hanno quindi sospeso l’ispezione in attesa di un lasciapassare che è arrivato dopo un lungo momento d’imbarazzo. «Ci è stato concesso di fare una passeggiata nel bunker – ha commentato il deputato Mauro Pili – dove sono stoccate le munizioni ma prima di entrare ci hanno sequestrato i cellulari e i tablet». Anche l’altro deputato sardo della commissione parlamentare, Roberto Capelli, ha confermato l’impossibilità di documentare la visita, ma con una spiegazione più soft: «Ci è stato chiesto di estrarre le batterie dai dispositivi per questioni di sicurezza». Il resoconto della “passeggiata” è un condensato d’incertezza: «Ci hanno detto che dentro le casse che abbiamo visto c’erano le munizioni, solo quelle della Marina italiana – ha commentato Gian Piero Scanu – e ci hanno anche detto che erano tutti armamenti convenzionali». Più accomodante il sindaco di La Maddalena, Luca Montella: «È stata solo una piccola incomprensione con il ministero, niente di più».

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Segreto di stato. Nonostante le affermazioni eleganti e la dichiarazioni d’intenti iniziale, la commissione non ha avuto accesso al sancta sanctorum dell’isola, l’area della base coperta da segreto di Stato e assolutamente blindata, anche per i parlamentari d’inchiesta. I piani bassi della base di Santo Stefano, però, non erano nel programma della giornata e continueranno a custodire i loro segreti fino a nuovo ordine. Per il resto, sembrerebbe confermata la destinazione d’uso della polveriera: un “parcheggio” dove le navi dirette ai bacini di carenaggio scaricano i loro armamenti per il tempo necessario alle manutenzioni di bordo.

La Maddalena. Il briefing previsto alla scuola che forma i sottufficiali della marina è andato anche peggio. L’appuntamento, nonostante le pressioni di Scanu, è clamorosamente saltato all’ultimo minuto, quando molti erano già accomodati nella sala. I militari, dopo diversi tentennamenti, hanno vietato l’accesso alla stampa, nonostante l’aula magna della scuola sia quasi un luogo pubblico dove spesso i maddalenini assistono a rappresentazioni teatrali o a proiezioni di film. Ieri, però, era un’area classificata. La risposta, questa volta, è stata immediata: la commissione ha fatto i bagagli e si è spostata verso l’aula consiliare del Comune di La Maddalena, dove si sono svolte le audizioni del personale, militare e civile, che lavora nelle basi della marina.

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