La Nuova Sardegna

I piccoli imprenditori piegati dalla crisi

I piccoli imprenditori piegati dalla crisi

Il debito medio si aggira sui 15mila euro, ma c’è anche chi deve restituirne oltre 300mila

23 ottobre 2016
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SASSARI. In dieci anni di vita, l’Adoc ha offerto una stampella a un numero altissimo di persone alle prese con debiti da pagare. Quando varcano le porte dell’associazione, nata a Cagliari ma con sedi anche a Tortolì e Baunei, hanno tutti la faccia scura e si portano dietro il peso delle cartelle Equitalia. L’avvocato Sabina Biancu, legale dell’associazione da circa un anno, racconta un fenomeno in crescita. La crisi è forte e il numero di persone in difficoltà che non riescono a pagare puntualmente tasse e tributi, cresce in misura direttamente proporzionale. E c’è una categoria particolarmente “bersagliata” dagli avvisi dell’agenzia di riscossione. È quella dei commercianti, soprattutto i piccoli, ai quali la crisi degli ultimi anni ha tagliato le gambe e dimezzato i ricavi. Dice l’avvocato Biancu: «Il debito in genere si aggira intorno ai 15-16 mila euro. Si parte da una sanzione bassa che però cresce molto velocemente a causa degli interessi e di tutte le altre voci: aggio di Equitalia, notifica, spese di spedizione. In tutti questi casi, quando la somma è inferiore a 20mila euro, attiviamo la procedura della mediazione con Equitalia. Se invece il debito reclamato è superiore, da parte dell’agenzia di riscossione scatta il pignoramento dei beni». L’associazione esamina le cartelle, verifica le date e stabilisce la possibilità di presentare un ricorso. A volte la situazione è veramente drammatica. «Stiamo seguendo in queste settimane il caso di un commerciante nei confronti del quale Equitalia vanta un debito di 320mila euro. Dopo molto tempo, quando ormai l’importo iniziale era lievitato a dismisura, il contribuente si è reso conto che il suo commercialista, incaricato di provvedere al pagamento dei contributi, non aveva eseguito i versamenti». Una terribile sorpresa, arrivata quando la situazione era ormai seriamente compromessa. Equitalia ha subito proceduto al pignoramento della casa dell’uomo. Che sperava di uscire dal guaio ipotecando un’altra abitazione, quella dei genitori. Ma l’agenzia di riscossione ha fatto prima di lui, estendendo l’ipoteca anche alla quota assegnata al commerciante della casa di famiglia, ereditata alla morte del padre. «Stiamo tentando di fare valere l’illegittimità della procedura seguita da Equitalia – dice l’avvocato Biancu – che non può iscrivere una ipoteca su beni di valore superiore alla somma dovuta dal debitore». La casa di proprietà più la quota parte della casa di famiglia valgono infatti molto di più di 320mila euro, l’importo che il commerciante è chiamato a restituire. (si. sa.)

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