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processo rocca/la svolta

Graziella: «Abbiamo perso Dina tutto il resto per noi non conta»

Graziella: «Abbiamo perso Dina tutto il resto per noi non conta»

NUORO. «Giusto fare chiarezza, anzi la pretendiamo per sgomberare il campo da qualsiasi dubbio, ma questo rinvio non cambia la sostanza delle cose perché in qualsiasi modo finisca il processo siamo...

26 ottobre 2016
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NUORO. «Giusto fare chiarezza, anzi la pretendiamo per sgomberare il campo da qualsiasi dubbio, ma questo rinvio non cambia la sostanza delle cose perché in qualsiasi modo finisca il processo siamo comunque perdenti. Perché noi abbiamo perso il nostro bene più grande: Dina». Graziella Dore ha seguito ogni momento del processo per il delitto della sorella, sempre presente in aula, sia a Nuoro in Corte d’assise, sia a Sassari in Corte d’appello. È stanca. Ormai sono 8 anni che sta combattendo per avere giustizia. Ma ogni volta che ricorda la sorella assassinata non riesce a trattenere le lacrime. La voce le si incrina quando spiega che in qualsiasi modo finisca il processo, lei, la madre, i fratelli e la figlioletta di Dina che vive con loro « non potremo mai più vedere la nostra amata Dina. Lei è sottoterra, in una tomba nel cimitero di Gavoi». E poi senza rabbia, ma con una delusione profonda, senza fine, Graziella Dore aggiunge: «Nelle nostre teste rimbombano e rimbomberanno per sempre le parole brutte, pesantissime, offensive che Francesco Rocca ha pronunciato contro Dina. L’avevamo accolto come un principe nella nostra casa – sottolinea la sorella di Dina Dore –. Era uno della nostra famiglia e ci sentiamo offesi dopo aver scoperto come ha trattato la nostra Dina. Maltrattata anche da morta con parole irripetibili. Ecco perché riteniamo che la decisione dei giudici della Corte d’appello di Sassari sia stata giusta. È importante fare chiarezza, per evitare che possano poi esserci problemi in Cassazione».

La decisione dei giudici di riaprire l’istruttoria dibattimentale per interrogare i genitori del giovane (minorenne all’epoca dell’omicidio di Dina Dore il 26 marzo 2008) Pierpaolo Contu, condannato a 16 anni perché ritenuto l’esecutore materiale del delitto, non ha colto di sorpresa i Dore.

«Il nostro avvocato, Massimo Delogu, ci aveva preparato – spiega Graziella Dore –. Ci aveva avvertito che potevano esserci novità e quando la camera di consiglio si è protratta così a lungo abbiamo capito che la sentenza non sarebbe arrivata. Meglio così. Non cambia niente. Aspettiamo. Abbiamo aspettato tanto e continueremo a farlo – dice Graziella – Bisogna fare chiarezza su tutto, è necessario per sgomberare il campo da dubbi e polemiche. Ci siamo sempre affidati alla giustizia – conclude la sorella di Dina Dore – e continueremo a farlo. Loro possono decidere serenamente, noi siamo troppo coinvolti emotivamente e spesso non cogliamo certi dettagli che sono invece fondamentali. E quando e se arriverà la condanna per noi sarà soltanto una magra consolazione. Perché ci manca e ci mancherà per sempre la nostra amata Dina». (plp)

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