La Nuova Sardegna

Soru, false comunicazioni la difesa: «Accuse nulle»

di Mauro Lissia
Soru, false comunicazioni la difesa: «Accuse nulle»

L’europarlamentare è accusato di avere alterato i bilanci di Tiscali Sollecitato l’azzeramento del decreto, prossima udienza il 14 febbraio

26 ottobre 2016
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CAGLIARI. La nullità del decreto che dispone il giudizio è stata chiesta dalla difesa all’apertura del processo che vede l’europarlamentare Renato Soru imputato di false comunicazioni sociali come amministratore di Tiscali. Secondo alcuni difensori l’imputazione non sarebbe chiara e dovrebbe essere riscritta. Il presidente della seconda sezione Massimo Poddighe ha preso atto delle istanze e si è riservato di decidere insieme al collegio. La prossima udienza si terrà il 14 febbraio 2017. L’accusa che il pm Andrea Massidda rivolge a Soru - difeso da Giuseppe Macciotta e Angelo Nanni - e agli altri imputati è di aver falsificato i bilanci di Tiscali spa su cinque esercizi finanziari, dal 2008 al 2012, per danneggiare la società, i soci e i creditori. Con l’europarlamentare del Pd deve rispondere all’accusa l’intero gruppo che dirigeva l’azienda di Sa Illetta negli anni al centro delle contestazioni della Procura. I nomi: l’ex amministratore delegato Mario Rosso (70 anni) di Roma, il dirigente che si occupava dei documenti contabili Romano Fischetti (50 anni) originario di Palermo ma residente a Cagliari, e i consiglieri d'amministrazione Ernesto Fara (44 anni) di Milano, Salvatore Pulvirenti (54 anni) di Carloforte residente a Elmas, Luca Scano (45 anni) di Cagliari, Andrea Podda (52 anni) di Quartu e Roberto Lai (52 anni) di Carbonia residente a Cagliari. Sono state chiamate in giudizio come responsabili amministrative anche le società Tiscali spa e Tiscali Italia.

A portare l’attenzione della Guardia di Finanza sui conti di Tiscali spa, l’azienda cui fa riferimento il provider di Soru, era stata la cessione di un ramo d’azienda dalla società madre Tiscali spa alle consorelle Tiscali Italia e Tiscali service srl. Quell’operazione avrebbe prodotto una plusvalenza di 162 milioni di euro, finita nel bilancio. Da qui l’indagine, rivolta ad accertare se tutte le norme fossero state rispettate. L’esito lasciò poco spazio ai dubbi: la cessione del ramo d’azienda si era svolta in linea con la legge. Ma dall’esame approfondito dei bilanci da parte della polizia tributaria saltarono fuori interrogativi legati ad altri aspetti dei conti di Tiscali. I dubbi si sono trasformati in capi d’imputazione quando il pm Massidda ha concluso la fase delle valutazioni. Fra interrogatori e approfondimenti, l’inchiesta si è chiusa con la richiesta di rinvio a giudizio che riguarda il gruppo dirigente di Tiscali in quegli anni.

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