La Nuova Sardegna

Bus vecchi e inquinanti un quarto ha più di 20 anni

di Silvia Sanna
Bus vecchi e inquinanti un quarto ha più di 20 anni

L’età media è 11 anni ma in circolazione ci sono anche vere bombe ecologiche

04 novembre 2016
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SASSARI. L’Europa chiede 7, la Sardegna risponde con 11. Sulle strade isolane macinano chilometri autobus con troppi anni sul groppone, con conseguenze pesanti dal punto di vista dei costi e dell’inquinamento. E consola poco sapere di essere in linea con i dati nazionali: l’Italia arranca e la Sardegna pure. L’ultima revisione del parco mezzi risale a circa otto anni fa, ma in circolazione ci sono autobus vecchi di oltre 20 anni. Vere e proprie bombe ecologiche che dovrebbero essere rottamate ma che invece continuano a essere utilizzate per il trasporto delle persone.

Il trasporto extraurbano. In Sardegna è garantito dall’Arst nella cui flotta sono compresi anche i mezzi appartenenti alle Ferrovie della Sardegna (Fds) e alle Ferrovie meridionali sarde (Fms). Proprio l’acquisizione di autobus gestiti da altre aziende ha inciso sull’età media dei mezzi e di conseguenza sulla qualità del servizio offerto. Gli autobus sono 802, tra questi 574 sono classificati da euro 3 a euro 5: significa che sono più recenti e hanno emissioni contenute. Ma circa un quarto della flotta è composto da autobus euro2: sono 224 e hanno emissioni di C02 altissime, anche tre o quattro volte superiori rispetto ai bus euro 5. Si tratta di mezzi immatricolati tra il 1995 e il 1998, che trascorsi 20 anni continuano a circolare nelle strade dell’isola. Con gravi danni per l’ambiente ma non solo. Questi mezzi comportano costi più alti di gestione, di manutenzione e di assicurazione e proprio a causa delle emissioni inquinanti che producono non consentono all’azienda di riavere indietro una quota delle accise sul carburante, così come stabilito dalla legge e come accade per gli autobus di nuova generazione, da euro 3 in su. Nella flotta Arst al momento non c’è neppure un mezzo che rispetta le regole dettate dall’Europa. Anche gli autobus più nuovi hanno più di 7 anni: immatricolati tra il 2007 e il 2009, hanno una età media di 8,9 anni. Niente a che vedere con i 3 modelli euro 1 e l’unico modelli euro 0 che ancora fanno parte della flotta extraurbana.

Troppi chilometri. Per ridurre emissioni e costi la soluzione c’é: limitare l’utilizzo degli autobus più vecchi e fare andare al massimo quelli più nuovi e moderni che garantiscono livelli di sicurezza superiori. Succede questo: che tra i 802 bus dell’Arst, circa un quarto lavora a mezzo servizio garantendo pochissime corse e quasi sempre percorsi brevi. Questo comporta un super lavoro per il resto della flotta. È stato calcolato che nella maggior parte dei casi i motori degli autobus si spengono per 4 ore al giorno, dalla mezzanotte alle 4 del mattino. Ecco perché il contachilometri cammina velocissimo: i mezzi più nuovi, quelli che hanno 8-9 anni, hanno già accumulato 1 milione di chilometri, più o meno il doppio del normale.

«Serve un piano regionale». Molto critico Arnaldo Boeddu, segretario regionale Filt- Cgil: «La situazione del trasporto pubblico locale è di fatto ferma da circa 15 anni. L’ultimo vero intervento in un settore così strategico risale alla giunta Soru, quando assessore ai Trasporti era Sandro Broccia. Da troppi anni – dice Boeddu – si naviga a vista, senza uno strumento di programmazione e di regolazione. La Regione infatti non si è ancora dotata di un piano regionale dei trasporti. Anche con il recente varo della città metropolitana (Cagliari ed Hinterland) e dell'area vasta (Sassari ed Hinterland) non è dato sapere quali siano le intenzioni della Regione rispetto a un unico bacino oppure a più bacini di trasporto pubblico». Intanto il calendario corre veloce: il 31 dicembre è fissata la scadenza dei contratti alle aziende che gestiscono il trasporto pubblico locale. «Anche per questo non è più rinviabile la stesura del Piano regionale dei trasporti da parte della Regione. Attraverso il quale – sottolinea il segretario Filt-Cgil – si possano destinare risorse aggiuntive rispetto a quelle disposte dal Governo nazionale per il rinnovo del parco rotabile automobilistico». Lo stesso piano dovrà affidare per i prossimi tre anni «il trasporto pubblico locale alle aziende che già effettuano il servizio ponendo fine a proroghe trimestrali. In questo modo secondo Boeddu sarà possibile programmare investimenti per il rinnovo della flotta e la definitiva rottamazione dei mezzi pericolosi e inquinanti.

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