La Nuova Sardegna

La Regione apre ai sindaci «È una battaglia comune»

La Regione apre ai sindaci «È una battaglia comune»

Bilancio armonizzato, il vicepresidente Paci assicura sostegno agli enti locali «I vincoli sono troppo rigidi, giusto chiedere maggiore flessibilità all’Europa»

13 novembre 2016
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CAGLIARI. Con i sindaci, in una battaglia in cui la Regione non è la controparte. Ai 263 primi cittadini che venerdì hanno “invaso” il consiglio regionale l’assessore al Bilancio Raffaele Paci tende la mano. È stato lui ad accoglierli nell’aula, in qualità di vicepresidente della Regione. E ha ascoltato le loro lamentele e registrato i loro consigli. «Dobbiamo appoggiare la battaglia del Governo Renzi per chiedere più flessibilità all'Europa. La battaglia dei sindaci è la stessa delle Regioni – dice Paci – una partita che portiamo al Governo ma che può essere vinta solo a livello europeo. I vincoli del bilancio armonizzato sono eccessivi e troppo restrittivi: vogliamo poter spendere le risorse che abbiamo, spenderle per fare investimenti, non stiamo certamente parlando di spesa corrente. È assurdo avere soldi da parte e non poterli utilizzare per fare investimenti. Perciò serve una forte battaglia comune per convincere l'Europa a non occuparsi solo di vincoli ma anche di investimenti e dunque di crescita».

Regole e paletti. Se il dialogo c’è così come la voglia di ragionare insieme sui problemi, il vice presidente della Regione ricorda comunque che i vincoli di bilancio ci sono. Una delle lamentele dei sindaci riguarda proprio il bilancio regionale e dunque l’assegnazione annuale delle risorse. «Io non mi sento una parte diversa rispetto a voi – ha detto Paci – svolgo un ruolo diverso, ma non sono il padrone delle risorse: è compito dell'Aula di questo consiglio regionale destinare le risorse del Bilancio che arrivano dalle tasse pagate dai cittadini sardi. Per questo dobbiamo decidere insieme cosa farne all'interno della conferenza Regioni-Enti Locali. Decidiamo insieme, ma tenendo sempre ben presenti due cose: la prima è che i vincoli di bilancio ci sono e per questo bisogna fare delle scelte all'interno di quei paletti. La seconda è che al di là del Fondo unico da 600 milioni che abbiamo lasciato intatto perché sappiamo bene a quante spese devono far fronte i sindaci, la maggior parte delle risorse della Finanziaria va agli enti locali, perché è ai territori che sono destinate. Centinaia di milioni c per cantieri di lavoro, musei, politiche sociali, biblioteche, fondi per la povertà, infrastrutture e tanto altro, o ai 3 miliardi e mezzo per la Sanità».

Il debito pubblico. Il vicepresidente Paci ha poi sottolineato la la situazione non è facile, con un debito pubblico nazionale di 2.200 miliardi che «anche le Regioni a Statuto speciale sono chiamate a risanare. Non ci sono dubbi su questo, le sentenze della Corte Costituzionale sono chiarissime: anche noi abbiamo contribuito a creare il disavanzo e anche noi dobbiamo contribuire a risanarlo. Certo stiamo lavorando per ridurre la cifra richiesta, ma il fatto che anche noi Regioni a Statuto speciale dobbiamo contribuire agli accantonamenti non si discute: e chiunque sostenga il contrario dice falsità per confondere le idee ai cittadini».

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