La Nuova Sardegna

Sinistra, appello per il No: è una riforma autoritaria

di Alessandro Pirina
Sinistra, appello per il No: è una riforma autoritaria

Il capogruppo di Sel Arturo Scotto sarà oggi a Sassari: «Noi accozzaglia? Loro poltiglia» Sull’addio di Zedda e Uras: «Mi auguro ci ripensino, abbiamo bisogno di loro»

21 novembre 2016
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SASSARI. Massimo Zedda non aderirà al progetto di Sinistra italiana, preferisce l’alleanza con il Pd, ma dagli ex compagni di strada arriva un appello a ripensarci. A rivolgersi al sindaco di Cagliari è uno degli esponenti di spicco dei vendoliani, Arturo Scotto, capogruppo alla Camera di Sel, partito che in Sardegna deve fare i conti con l’addio di numerosi dirigenti. Non solo Zedda, ma anche il senatore Luciano Uras, l’assessore Claudia Firino, i consiglieri Daniele Cocco e Francesco Agus e decine di amministratori. «Faccio appello a Massimo, Luciano e agli altri compagni – dichiara Scotto –. Chiedo loro di ripensarci e di contribuire, anche con un profilo critico, al processo di costruzione di una forza di sinistra aperta e di governo. Abbiamo bisogno della loro passione e competenza». Scotto sottolinea la necessità di una nuovo forza di sinistra autonoma che si candida a governare, anche con il Pd, a condizione che mandi in soffitta la stagione renziana. «Se il Pd cambia politica e mette in discussione questi anni di Partito della nazione potremmo anche essere disponibili al dialogo. Il governo Renzi non è il governo del cambiamento che avevamo immaginato quando abbiamo dato vita all’Italia bene comune di Pierluigi Bersani, ma ha sposato le idee dei forti».

La nuova stagione della sinistra dovrà passare per forza dalla vittoria del No al referendum. Su questo Scotto - che oggi alle 15 sarà a Sassari, in via Mameli 12 A, per un incontro organizzato da Sinistra italiana - non ha dubbi. A differenza di Zedda, ma anche dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che hanno annunciato che non voteranno No. «La ritengo una posizione sbagliata – afferma il capogruppo a Montecitorio – perché il No può diventare un No ricostruttore per una pagina nuova della politica italiana. Bisogna chiudere la stagione della personalizzazione della politica che ha distrutto la democrazia dal basso, che ha messo in discussione i capisaldi della partecipazione democratica. Il No può rappresentare una svolta». Per Scotto la riforma Boschi è da bocciare in toto. «Non risolve i problemi e introduce un bicameralismo pasticciato e confuso sia dal punto di vista della composizione del Senato che dei suoi poteri, riducendo fortemente la rappresentanza dei cittadini». No anche ai nuovi rapporti tra Stato e regioni. «Siamo di fronte a una neocentralizzazione di competenze da far paura. La clausola di supremazia rischia di mettere tutto sotto il governo. È una riforma con tendenze autoritarie». A dire No insieme a Sel ci sono anche Berlusconi, Salvini, la Meloni e Forza Nuova. Un fronte che Renzi ha definito una accozzaglia. «Se resto al suo livello di volgarità – conclude Scotto – allora il fronte del Sì è una poltiglia di trasformismo e clientele».

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