Non è un’isola per bambini uno su cinque a rischio povertà
Il viaggio nel mondo dei più piccoli, tra formazione scolastica carente e scarsi stimoli culturali Quasi nessuno va al museo o a teatro, pochi svolgono attività di svago fuori dalle mura domestiche
SASSARI. Abbandonano presto libri e quaderni, forse anche perché delusi dai risultati non eccezionali. Gli studenti sardi hanno un rapporto complicato con la scuola. Lo dice il settimo Atlante dell’infanzia realizzato da Save the children, che sarà pubblicato da Treccani a dicembre. Un’analisi accurata sulla vita dei bambini da 6 a 17 anni che offre diversi spunti di riflessione. Un viaggio nel mondo dei più piccoli dal quale si scopre che la formazione scolastica è spesso carente ma anche che oltre la scuola per i bambini c’è poco altro. Niente teatro, poco o nulla cinema e mostre. Anche le gite d’istruzione, momento di svago da condividere con i compagni fuori dalle quattro mura degli istituti, sono un sogno per almeno un bimbo su 5. Lo stesso che a casa non ha uno spazio adeguato dove fare i compiti: una stanza tutta sua dove studiare trovando la concentrazione indispensabile. Tanti indizi di una situazione complicata sintetizzata in un unico dato: nell’isola 1 bambino su 5 è a rischio povertà, perché la famiglia non è in grado di spendere per lui quanto considerato necessario.
Il quadro regionale. In Sardegna la vita dei bambini e degli adolescenti è mediamente più serena e appagante di quella dei coetanei del Mezzogiorno e sud d’Italia: in Calabria e in Sicilia in particolare i dati sono molto più negativi. Ma neppure nell’isola si può sorridere. Soprattutto perché la dispersione scolastica resta altissima, secondo solo alla Sicilia: il 22,9% dei ragazzi sardi abbandona gli studi dopo le medie a fronte del 14,7% a livello nazionale. Quasi il doppio, e tra loro la metà sono maschi. I bambini che studiano poco diventano adulti poco informati: tra gli adulti tra 18 e 64 anni il 51,4 ha un livello di scolarizzazione basso, più di 1 su 2. 11 punti in più rispetto alla media nazionale.
I bambini e la scuola. Il rapporto difficile emerge da due statistiche: a 15 anni quasi due alunni su quattro non raggiungono le competenze minime in matematica (33,3%) e più di 1 su 4 in lettura (27,3%). Secondo lo studio curato da Giulio Cederna, significa che la formazione di base non è stata adeguata. Anche perché il tempo trascorso a scuola è mediamente insufficiente: solo un terzo degli istituti dà la possibilità di frequentare a tempo pieno, considerato secondo gli esperti molto importante soprattutto quando l’offerta extrascolastica è limitata.
I bambini oltre la scuola. Qui arrivano altre note dolenti. I numeri sono allarmanti: 4 bambini su 5 non vanno a teatro, più di 3 su 5 non hanno visitato una mostra o un museo nell’ultimo anno. Tre su 4, invece, non vanno a sentire concerti di alcun genere. Il 21,3% non svolge attività di svago fuori casa e più di 2 su 5 non hanno la possibilità di trascorrere almeno una settimana all’anno di vacanza lontano da casa. Il quadro è abbastanza sconfortante perché evidenzia l’insufficienza di stimoli per i bambini e lo scarso sviluppo di conoscenze in vari ambiti.
Pochi bambini. Nel frattempo la popolazione invecchia e il numero di bambini si riduce drasticamente in tutta l’isola. Con concentrazioni maggiori e minori nelle diverse zone. Dito puntato contro il tasso di natalità tra i più bassi d’Italia insieme alla Liguria. Nell’anno appena trascorso il dato medio nazionale è di 8 nuovi nati ogni 1000 residenti. Nell’isola invece la media è di 6,7 nascite ogni 1000 e il dato è in calo costante dal 2008. Anche i minorenni sono sempre di meno in Sardegna, con situazioni differenziate e legate a fattori specifici. La provincia isolana dove la percentuale di under 18 è più bassa in assoluto è il Sulcis, il 12,5%. La percentuale più alta si trova invece nella provincia di Olbia-Tempio. il 15,7%. Facile capire perché: il Sulcis si è spopolato per colpa della crisi, dell’industria in particolare e tantissimi sono emigrati al Nord, in Gallura in particolare, per cercare lavoro. E qui hanno messo su famiglia. Nella classifica nazionale proprio quella di Carbonia-Iglesias seguita da Oristano sono le province meno giovani d’Italia.