La Nuova Sardegna

Il concorso non era pilotato scatta l’archiviazione per Peru

di Nadia Cossu
Il concorso non era pilotato scatta l’archiviazione per Peru

Il vicepresidente del consiglio regionale era accusato di abuso d’ufficio e falso ideologico Cadute le accuse anche nei confronti di tre medici, una candidata e la responsabile del procedimento

10 dicembre 2016
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SASSARI. Impossibile sostenere con certezza che i componenti della commissione furono imparziali nel giudicare i candidati al concorso per nove posti in Ortopedia all’ospedale civile di Sassari. Impossibile rilevarlo «con assoluta incontrovertibilità». Mancano, in sostanza, elementi che consentano di sostenere l’accusa in un processo penale. Da qui la decisione della Procura di Sassari di chiedere l’archiviazione del procedimento. Accordata dal giudice per le indagini preliminari Rita Carmela Serra.

L’inchiesta. Ad agosto dello scorso anno l’indagine del sostituto procuratore Carlo Scalas aveva avuto l’effetto di uno tsunami negli ambienti universitari sassaresi e in quelli della politica regionale sarda. Accusati di concorso in abuso d’ufficio e falso ideologico erano stati il vicepresidente del consiglio regionale Antonello Peru, il primario del reparto di Ortopedia di Sassari Franco Cudoni, il responsabile del procedimento Katia Spanedda, i componenti della commissione giudicante Peppino Mela (primario di Ortopedia a Olbia), Luciano Cara (primario di Traumatologia al Marino di Cagliari) e la candidata Marcella Rassu che al concorso si era piazzata quarta.

Le accuse. Per il pm quella selezione non si era svolta secondo comuni canali di ingresso: trasparenza e meritocrazia. E, dopo aver spulciato le numerose intercettazioni che erano state disposte nell’ambito di un’altra inchiesta su Peru, aveva iscritto i sei nel registro degli indagati. Per cinque di loro Scalas aveva chiesto una sospensione di otto mesi dal servizio, per Peru l’arresto. Ma queste richieste erano state rigettate dal gip, dal Riesame e infine dalla Cassazione.

Il ruolo di Peru. Secondo le carte dell’inchiesta, il vicepresidente del consiglio regionale avrebbe in qualche modo contattato il primario di Ortopedia Cudoni perché intercedesse nell’esito della selezione. «Io non sono a conoscenza di nulla – si era difeso Peru dopo aver ricevuto l’informazione di garanzia – Sono andato da Cudoni soltanto per farmi curare». E sulla telefonata tra l’ortopedico e la Spanedda che lo avrebbero chiamato in causa lasciando intendere una sua “ingerenza” nell’imminente concorso pubblico, Peru aveva replicato: «Se altri parlano di me io non ci posso fare nulla. L’unica cosa certa è una mia telefonata al primario di Ortopedia per fissare un appuntamento per una visita di controllo alla schiena».

L’archiviazione. Ora la parola fine l’ha messa il giudice che ha condiviso le argomentazioni del pm. Carlo Scalas, nella sua richiesta, spiega che le «ulteriori indagini non hanno arricchito il quadro indiziario ritenuto sino a quel momento insufficiente» e ha anche aggiunto che «gli accertamenti in merito ai rapporti di parentela tra i componenti della commissione giudicatrice e gli idonei hanno dato esito negativo».

La consulenza. Parla poi della consulenza tecnica disposta per verificare la presenza di irregolarità nello svolgimento delle prove di gara. «Sul punto il consulente ha ritenuto che effettivamente gli elaborati dei candidati classificatisi ai primi cinque posti della graduatoria siano stati sovrastimati dalla commissione. Per contro, ha valutato sottostimati gli elaborati dei primi tre esclusi». Però, come dice lo stesso pm, «appaiono applicabili al caso in questione i principi che la Cassazione ha elaborato in relazione al problema del falso ideologico negli atti a contenuto valutativo». La suprema corte sostiene che «nel caso in cui il pubblico ufficiale, chiamato a esprimere un giudizio, sia libero anche nella scelta dei criteri di valutazione, la sua attività è assolutamente discrezionale e, come tale, il documento che contiene il giudizio non è destinato a provare la verità di alcun fatto».

Le conclusioni. Conclude, il pm: «Malgrado dalle intercettazioni si possa ricavare la confessione di taluni indagati in merito all’avvenuta violazione del principio di imparzialità nell’attribuzione dei giudizi – ritenuta come già detto insufficiente a integrare i gravi indizi di colpevolezza – a essa la consulenza tecnica non ha aggiunto ulteriori elementi».

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