La Nuova Sardegna

Alghero, pascolo abusivo in 14 finiscono indagati

di Gian Mario Sias
Alghero, pascolo abusivo in 14 finiscono indagati

I terreni di proprietà della Regione venivano utilizzati da alcune aziende private La Procura di Sassari mette sotto sequestro 1200 ettari di aree pregiate

15 dicembre 2016
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ALGHERO. Milleduecento ettari sotto sequestro e quattordici persone indagate. La vicenda dell’azienda agricola di Surigheddu e Mamuntanas, alle porte di Alghero, ha avuto una svolta clamorosa. Avvolta nel silenzio e nella riservatezza più assoluta, ieri mattina nelle campagne di proprietà della Regione c’è stata una clamorosa operazione della Forestale di Sassari con i carabinieri della compagnia di Alghero.

Attivati dalla Procura di Sassari, oltre cinquanta uomini si sono sparsi per l’immensa area che da oltre trent’anni è diventata una “no man’s land”, una terra di nessuno in cui hanno trovato pascolo, nel senso più letterale del termine, numerose aziende zootecniche. Ieri gli uomini della forestale e i militari dell’Arma hanno notificato a quattordici dei titolari gli avvisi di garanzia firmati dall’autorità giudiziaria insieme al mandato di sequestro. Sono indagati formalmente per i reati di invasione di terreni ed edifici, di pascolo abusivo e di introduzione e abbandono di animali nel fondo con l’intento di farli pascolare. Il sequestro penale è stato eseguito in un clima sereno.

Gli uomini intervenuti non hanno dovuto fare i conti con chissà quali resistenze o proteste, anche se c’è da scommettere che la vicenda non si concluderà certo qui, senza la minima coda legale e politica.

Nelle prime ore del mattino, cinquanta forestali si sono sparpagliati in dodici diversi punti delle aziende di Surigheddu e Mamuntanas, che costeggiano la vecchia statale 127 bis nel tratto tra Olmedo e Alghero, subito dopo la vecchia cantoniera di Rudas. Una volta raggiunta la loro destinazione, coadiuvati dai carabinieri, hanno consegnato agli allevatori le informazioni di garanzia e hanno apposto i sigilli con cui l’intera area è stata messa sotto sequestro. Per mettere a segno il blitz, sono stati coinvolti gli uomini di nove delle quindici stazioni da cui è composto l’Ispettorato forestale di Sassari. Il sequestro penale riguarda i terreni e gli immobili, anche loro di proprietà demaniale. L’operazione arriva a conclusione delle indagini avviate nei mesi scorsi a partire dalle segnalazioni della Regione, che in qualità di proprietario ha denunciato l’occupazione abusiva delle terre e delle costruzioni presenti da quando Surigheddu e Mamuntanas, in mano ai privati, rappresentavano una fiorente azienda agricola, cerealicola, zootecnica e casearia. Un’azienda modello finita nel patrimonio della Regione nel 1986, quando il sogno visionario dei suoi fondatori era già tramontato. In questi mesi, dopo trent’anni, la giunta regionale aveva deciso di affidare il futuro di quello straordinario patrimonio, una vera e propria comunità agraria da 1166 ettari in prossimità di un bacino da 2milioni di metri cubi d’acqua, a un bando internazionale cui hanno risposto nove aziende. Le scelte della Regione hanno suscitato la protesta delle opposizioni e di alcuni movimenti che meglio rappresentano le istanze della campagna e del mondo rurale, tanto a livello regionale che a livello locale.

Tra manifestazioni, annunci, proclami, convegni, manifestazioni di interesse, bandi e discussioni di ogni genere, la questione legata alla presenza delle aziende di allevamento e di produzione lattiero-casearia è sempre rimasta sullo sfondo. Sembrava quasi che del problema, perché tale è sempre stata ritenuta l’attività degli allevatori all’interno di Surigheddu e Mamuntanas, nessuno si volesse occupare veramente. Ieri la svolta per molti versi imprevista e imprevedibile. Un’accelerata improvvisa, che cambia completamente lo scenario e lascia intuire la determinazione della Regione – dalla cui iniziativa è scaturita l’attività giudiziaria culminata all’alba di ieri col sequestro e gli avvisi di garanzia – nel portare avanti il proprio programma per “privatizzare” l’azienda di Alghero.

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