La Nuova Sardegna

La stagione lunga resta un’utopia per gli agriturismi

di Claudio Zoccheddu
La stagione lunga resta un’utopia per gli agriturismi

Cenone sold out in chi ha scommesso sul Capodanno Ma in molti sono chiusi: non conviene lavorare per 12 mesi

04 gennaio 2017
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SASSARI. Le star del Capodanno non erano solo quelle sul palco dei “concertoni” in giro per l’isola. Anche se la sorpresa, in fondo, è relativa: gli agriturismo, e ovviamente anche i bed & breakfast, hanno dominato il mercato dei pacchetti “cenone+soggiorno” anche quest’anno, al punto che le richieste hanno superato l’offerta. Infatti, non tutti lavorano sotto Capodanno e molti altri chiudono l’attività per sei mesi. C’è chi lo fa per curare gli interessi e la produzione agricola dell’azienda ma c’è anche chi, e sembrano la maggioranza, chiude perché il mito della destagionalizzazione dell’offerta turistica non ha ancora trovato un’applicazione concreta nella realtà. I motivi sono tanti e tutti molto lontani dalla galassia di chi offre ospitalità nelle aziende agricole.

Capodanno. Le richieste non sono mancate ma qualche volta la formula per rispedirle al mittente è stata un capolavoro di essenzialità: «Mi spiace, siamo chiusi». Possibile? Ebbene sì e i motivi della serrata di Natale e Capodanno la spiega Daniela Cubadda, presidente di Agriturist Sardegna, l’associazione di Confagricoltura che riunisce i titolari degli agriturismo: «In alcune zone della Sardegna si lavora sei mesi all’anno e anche chi ha la possibilità di accodarsi a eventi come quelli organizzati per la notte di San Silvestro spesso la reputa come un gioco che non vale la candela». Due o tre giorni di tutto esaurito, insomma, non valgono le spese (fiscali e di gestione) da sostenere per restare aperti tutto l’anno: «Sia chiaro, chi ha lavorato è stato subissato di prenotazioni. Ne ho ricevuto tante anche per il mio agriturismo – spiega Daniela Cubadda – ma se non si risolvono i problemi di base è impensabile che tutti riescano a lavorare 12 mesi all’anno».

Problema trasporti. «Per primi quelli che dovrebbero portare i turisti in Sardegna, poi quelli legati alla mobilità interna – aggiunge la presidentessa di Agriturist –. Se non è possibile trovare un posto in aereo perché ci sono pochi voli, o se il biglietto della nave è troppo caro, non possiamo sperare che i turisti ci raggiungano anche in bassa stagione. I pochi che arrivano si fermano in prossimità della città turistiche e ci restano perché in Sardegna praticamente non esistono i trasporti pubblici e anche le auto a noleggio non sono troppo convenienti. Per non parlare della condizione delle strade». Tutte questioni presentate alla politica regionale: «Abbiamo collaborato alla stesura della nuova legge regionale che regola il nostro settore e abbiamo ottenuto un buon risultato che ci permetterà di lavorare bene ma sulla questione dei trasporti non abbiamo risolto nulla e il caso Ryanair non ci ha aiutato. La verità è che sembra di non essere nemmeno in Italia e questo è un ostacolo insormontabile per chi verrebbe a fare qualche giorno di vacanza, anche solo per sfruttare il nostro clima. Spesso, però, è più facile andare alle Canarie che venire in Sardegna da Roma, Milano o Venezia. Purtroppo chi ci governa non è ancora riuscito a venire a capo di questo problema», aggiunge ancora Daniela Cubadda.

Le prospettive. Non sono certo incoraggianti perché il quadro generale non si discosta molto da quello presentato dalla presidentessa di Agriturist. Se un discreto numero di agriturismo ha fatto il pienone per le feste, altrettanti sono rimasti chiusi anche nei pressi delle città che avevano organizzato da tempo eventi capaci di portare in piazza migliaia di persone: «La verità è che dobbiamo abbassare i costi dei trasporti – conclude Daniela Cubadda –, a meno che la questione della destagionalizzazione non sia solo una farsa. Credo sia inutile parlare di promozione turistica quando mancano i turisti. Invece di prendere un aereo per la Sardegna ne prendono uno per la Puglia, come sta accadendo ultimamente, perché spendono meno. In Puglia hanno investito sulle low cost, noi invece rischiamo di farle scappare».

Il prossimo banco di prova sarà il week–end di Pasqua, che è anche la prova generale in vista dell’estate, e gli operatori chiedono che l’isola si scrolli di dosso tutte le incertezze e punti sulla promozione turistica di un territorio costretto a fare i conti con le solite, vecchie, difficoltà.

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