Sanità, il caso degli stipendi alti Pigliaru scrive alla Lorenzin
Il governatore annuncia una lettera al ministro: «Sarà ribadita la bontà delle nostre ragioni» Ma Centro democratico e Rossomori vanno all’attacco: i compensi dei dirigenti sono oltre la soglia
CAGLIARI. L’onda lunga dello scontro fra il governo e la Regione sugli stipendi dei manager della sanità è arrivata, come è ovvio che fosse, anche in Consiglio regionale. Dopo le ultime velenose interrogazioni sulle nomine, presentate dal Pd, è stato il Centro democratico ad alzare ancora una volta il tiro sui compensi dopo averlo fatto mercoledì alla Camera. A incalzare la giunta ci sono anche i Rossomori, usciti di recente dalla maggioranza, che ora pretendono il massimo della trasparenza su tutti i contratti nelle Asl. Fino all’ultimo comunicato stampa della Regione, con questo annuncio: «Oggi il presidente Pigliaru invierà al ministero della salute una lettera di risposta in cui sarà ribadita la bontà delle nostre ragioni». Dovrebbe essere la replica al sospetto, sollevato dal ministro Lorenzin, che la Regione non abbia rispettato i patti col governo proprio sugli stipendi pagati ai manager. «Entreremo nel merito perché siamo convinti che otterremo notevoli risparmi sia sull'intero sistema sanitario sia sul costo dei direttori generali e dei loro collaboratori. Ma entreremo anche nella forma dopo aver fatto un’attenta rilettura di tutto il carteggio intercorso tra la Regione, il Dipartimento per gli Affari Regionali, i ministeri della salute e dell’economia sulla legge approvata dal Consiglio regionale ed entrata in vigore a gennaio».
Precisazione. È necessaria e indispensabile. Per un banale errore nell’articolo pubblicato ieri su La Nuova, lo stipendio del direttore generale di «Unica» è diventato mostruoso: 200 milioni. Non supererà invece i 200mila euro lordi l’anno più 40mila di eventuali premi. Dell’errore ci scusiamo con i lettori, ma ecco il riepilogo degli altri compensi al centro della polemica. I direttori amministrativo e sanitario dell’Azienda unica hanno firmato un contratto da 160mila euro più 32mila di premi. I manager del Brotzu e dell'Azienda mista di Sassari incasseranno 180mila euro, quello dell'Azienda universitaria di Cagliari 170mila. I direttori delle Aree sanitarie avranno uno stipendio annuale che varierà dai 120mila euro lordi per l’ex Asl di Sassari ai 100mila nell’ex azienda dell’Ogliastra.
L’interpellanza. Se alla Camera è stato Roberto Capelli a chiedere al governo di fare la voce grossa con la Regione, in Consiglio il Cd è tornato alla carica con Anna Maria Busia. «Non ci sono più dubbi – scrive – lo stipendio del direttore generale è oltre la soglia e lo sono anche gli altri. La Regione si è giustificata, ma senza convincere e quindi ha il dovere di confrontarsi anche con il Consiglio regionale». Come si sa la versione dell’assessorato è questa: «Abbiamo rispettato la soglia nazionale di 240mila euro e una sentenza della Corte costituzionale ci permette di andare oltre lo stipendio massimo previsto».
Trasparenza. Per Paolo Zedda dei Rossomori «se fosse stata approvata dal Consiglio la nostra proposta di legge sulla trasparenza nelle nomine e negli stipendi, avremmo evitato questa pessima figura nazionale». Secondo Federico Ibba dei Centristi «oggi l’assessore rivendica una sua non meglio chiara autonomia nei contratti, ma non è certo questa quella di cui i sardi hanno bisogno». È lo stesso affondo di Ugo Cappellacci, Forza Italia, «l’uso distorto dell’autonomia da parte del centrosinistra ha da sempre un solo scopo: difendere i privilegi dei loro amici». Per i Riformatori con Attilio Dedoni, «il carrozzone un risultato l’ha raggiunto: arricchirà i manager ed è una beffa per chi combatte con le liste d’attesa».
Le assunzioni. Nel frattempo il Pd ha sollevato un altro caso, quello delle assunzioni quando le Asl erano ancora commissariate. «È necessario che l’assessorato faccia chiarezza – scrive Cesare Moriconi – sul perché, a suo tempo, ad alcune Aziende sia stata concessa la deroga per bandire concorsi e assegnare incarichi, nonostante fossero bloccati».
Sanità esagerata. Lo è per la segretaria della Uil, Francesca Ticca. «È impensabile – ha detto nell’aula della commissione bilancio – che la sanità divori metà del bilancio regionale. Se non ci saranno i risparmi ma non col taglio dei servizi, sono gli sprechi a dover essere azzerati, c’è il rischio davvero che salti tutto il sistema». (ua)