La Nuova Sardegna

Matrimoni gay l’isola resta tiepida: in sei mesi pochi sì

di Alessandro Pirina
Matrimoni gay l’isola resta tiepida: in sei mesi pochi sì

La maggior parte dei riti a Cagliari, appena 3 a Sassari Neanche una celebrazione a Olbia, Tempio e Oristano

14 febbraio 2017
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SASSARI. Giovanni e Stefano sono stati i primi nell’isola a dire sì. La prima coppia gay che ha scelto di ricorrere alle unioni civili appena varate dal Parlamento. Era il 13 agosto. Un matrimonio con una madrina d’eccezione, la senatrice Monica Cirinnà, madre della legge che ha permesso all’Italia di uscire dal medioevo dei diritti civili. Da allora sono passati sei mesi. Un arco di tempo ancora breve ma che permette comunque di fare un primo bilancio sulle unioni civili in Sardegna. I numeri danno un’immagine di un’isola ancora tiepida verso la rivoluzione arcobaleno. Con più matrimoni gay al sud che al nord. Con più unioni nelle città che nei piccoli centri. Ma, come per i matrimoni tradizionali, per avere il boom bisogna aspettare la primavera e l’estate.

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I capoluoghi. A guidare la classifica è Cagliari, con 15 unioni civili già celebrate, due recepite dall’estero e sette prenotate. Un risultato per nulla inaspettato. Meno scontata appare invece la scarsa propensione alle nozze negli altri capoluoghi di provincia. A Sassari, che ospitò la primissima unione del 13 agosto, celebrata dal sindaco Nicola Sanna, in sei mesi si sono unite solo tre coppie. Segue Carbonia a quota due, poi Nuoro, dove il 21 dicembre è stato celebrato il primo matrimonio gay della Barbagia.

Olbia al palo. Registro ancora bianco invece a Oristano, Olbia e Tempio, dove nessuna coppia ha deciso di unirsi civilmente. In Gallura il primo comune a tagliare il traguardo arcobaleno è stato il 9 settembre Telti, secondo in assoluto dell’isola dopo Sassari. Pochi giorni dopo è stato il turno della Maddalena, scelta da una coppia di altoatesini, che frequentano l’isola da anni.

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Alghero a quota 3. Ad Alghero il primo dei due matrimoni gay celebrati ha avuto tra i testimoni lo stilista Antonio Marras. Ma nella Riviera del corallo ce n’è un terzo in programma per i prossimi mesi. A prenotarsi all’ufficio anagrafe una coppia di turisti che ha chiesto di potersi unire in una location diversa dal palazzo comunale. Pubblicazioni anche a Porto Torres, dove in estate sarà celebrato il secondo matrimonio gay. La legge Cirinnà è stata già applicata anche a Quartu e Capoterra.

Donne nel mirino. A Domusnovas, invece, si è unita civilmente la prima coppia di donne, Simona e Stefania, che hanno raccontato la loro storia nella trasmissione Rai “Stato civile”. Contro la loro presenza in tv hanno ricevuto decine di offese e minacce. «Vi meritate la fucilazione», qualcuno è arrivato a scrivere su Facebook. Una situazione insostenibile, che ha spinto le due donne, appoggiate anche dal Mos, a presentare denuncia contro gli attacchi omofobi del web.

Confronto. Rispetto al resto d’Italia si può fare un confronto tra capoluoghi di regione. Cagliari, come raccontato dal Sole 24 Ore, tra unioni celebrate, contratte all’estero e prenotate, è a quota 24. Prima è Milano con 495 matrimoni, seguita da Roma (430), Torino (202), Bologna (101), Napoli (87) e Firenze (83). Fanalino di coda Campobasso e Catanzaro, dove nessuna coppia gay ha deciso ancora di unirsi in matrimonio.

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