La Nuova Sardegna

Nelle telecamere i volti dei teppisti

di Gianni Bazzoni
Nelle telecamere i volti dei teppisti

Gli inquirenti sperano di risalire dai filmati ai nomi dei violenti non identificati

29 marzo 2017
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SASSARI. Una settantina di ultrà cagliaritani già identificati e fotosegnalati, ma all’appello ne mancano un centinaio. Sono riusciti a sottrarsi agli accertamenti perché non sono rientrati a Cagliari a bordo degli autobus scortati dalle forze dell’ordine. Se ne sono andati prima: dalla stazione ferroviaria (nell’angolo dove erano stati confinati) e anche in altre circostanze che devono essere chiarite.

L’inchiesta. Potrebbe avere una evoluzione in due fasi l’inchiesta della procura della Repubblica di Sassari - seguita direttamente dal procuratore capo Gianni Caria e affidata al sostituto Maria Paola Asara - proprio perché le circostanze lo consentono. I nomi dei 70 ultrà identificati dalla polizia di Cagliari già oggi potrebbero essere inseriti nell’informativa trasmessa ai colleghi della Digos di Sassari. Complessivamente - appena l’attività sarà conclusa - i Daspo dovrebbero essere 120.

Le immagini. Per l’assalto premeditato alla città di Sassari, gli investigatori contano di riuscire a identificare altri ultrà attraverso lo studio delle immagini delle telecamere stradali e dei filmati girati dagli specialisti della Scientifica. Dalla serata di sabato è cominciato il lavoro per attribuire a ciascuno un nome, un ruolo e per stabilire il tipo di armi usate, i danni causati e le violenze nei confronti delle persone.

Senza sosta. L’inchiesta - secondo quanto trapelato - non deve avere alcun momento di sosta. Troppo gravi i fatti. Si vuole fare presto e bene. E gli elementi sembrano chiari: nessuno può confondere gli aggressori con gli aggrediti. In quella folle mattinata di sabato c’è chi ha attaccato con violenza inaudita e con una premeditazione che è facilmente dimostrabile, e chi è stato colto di sorpresa e ha subito. Anzi, per lunghi momenti non ha neppure capito che cosa stesse succedendo a Sassari.

Fare chiarezza. L’obiettivo è spazzare via ogni dubbio. Si parte dall’incredibile azione degli ultrà cominciata con il noleggio degli autobus a Pula e proseguita con il viaggio sulla 131 fino a Sassari. Pare che durante il percorso ci siano state delle tappe e, in alcune zone, sarebbero stati rilevati danni a strutture e monumenti (Borore) che sono in fase di accertamento. Nessuno stranamente sapeva niente, neppure una segnalazione (neanche dalle classiche “fonti confidenziali”). E resta anche da chiarire il perché dello “sbarco” a Santa Maria e l’assalto in via XXV Aprile, Corso Vico e piazza Stazione. Lì non c’era alcun evento sportivo, e poco più in là c’era in preparazione una manifestazione antifascista. Che si volesse arrivare fino a Porta Sant’Antonio?

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