La Nuova Sardegna

la storia

Fecondazione, lavoro e passione la ricetta vincente dei fratelli Cudoni

Fecondazione, lavoro e passione la ricetta vincente dei fratelli Cudoni

OLBIA. L’albero genealogico può dare buoni frutti. L’ultima generazione degli allevatori galluresi non è più costretta come i padri a lunghe trasferte o costosi acquisti delle razze Limousine e...

07 maggio 2017
3 MINUTI DI LETTURA





OLBIA. L’albero genealogico può dare buoni frutti. L’ultima generazione degli allevatori galluresi non è più costretta come i padri a lunghe trasferte o costosi acquisti delle razze Limousine e Charolaise dalla Francia. La genetica è quella che conta. Dunque sul ceppo originario proveniente dalle campagne transalpine si è innestato quello autoctono, maggiormente adatto alle specifiche condizioni climatiche della Sardegna. E il modello si può replicare con la fecondazione artificiale. «Da due anni utilizziamo sui nostri bovini sistemi di fecondazione artificiale, grazie all’aiuto di un veterinario esperto, che consentono di migliorare la qualità delle nostre bestie – spiega Gianfranco Cudoni, allevatore di Arzachena –. Siamo partiti con mio padre da animali francesi e ora abbiamo animali nati nella nostra azienda. I nostri tori sono il top, selezionati, ma mantengono anche le caratteristiche dell’animale autoctono della Sardegna». Gianfranco ha 33 anni e gestisce l’azienda di famiglia insieme al fratello Gabriele, tre anni meno di lui. Sono nati in mezzo ai bovini da carne di razza Limousine, prima di prendere le redini dal padre e dal nonno nel 2006. La campagna come percorso di vita già tracciato e lavoro sicuro, portando il valore aggiunto delle conoscenze scientifiche.

La selezione avviene utilizzando il seme di tori proveniente dai Centri genetici francesi, che viene innestato sulle vacche autoctone in base a uno studio accurato della selezione. Negli anni la tecnica base della fecondazione assistita si è ampliata: con la conoscenza dei “nemaspermi” dei riproduttori bovini si è arrivati a una maggior efficienza delle dosi, confezionate in paillettes, impiegate per la fecondazione artificiale. Ulteriori approfondimenti hanno poi permesso di produrre con maggiore accuratezza il materiale seminale “sessato” a vantaggio dell’economia dell’allevamento che richiede la nascita di femmine per la rimonta. Oggi, grazie a una tecnologia tutta italiana, nata per la specie suina, si sta diffondendo commercialmente l’uso del seme di toro micro incapsulato. Questa preparazione consente una lenta attivazione del materiale seminale e una prolungata vitalità per aumentare la possibilità di intercettare l’ovocellula da fecondare.

Ma dietro la tecnologia c’è sempre il lavoro dell’uomo. Che in campagna significa il sudore della fronte. Quello che porta all’eccellenza, con l’azienda dei Cudoni premiata a Ozieri per il miglior manzo nella categoria dagli 8 agli 11 mesi e in quella 20-24 mesi. Premi replicati a Bastia Umbra. «I nostri animali vivono allo stato brado tutto l’anno, anche con la selezione genetica sono le condizioni dei nostri allevamenti a farli diventare i migliori – conferma Gianfranco Cudoni –. Nascere e vivere allo stato brado rende i nostri animali più rustici, meno soggetti a malattie e con una carne più tenera e saporita». Conciliando il benessere animale con gli investimenti realizzati. Sperando di far tornare sempre i conti. «Questo è un mestiere che senza passione non si può fare – spiega Cudoni –. La Regione ci ha dato una mano con i contributi per l’acquisto degli animali, con l’obiettivo di favorire la selezione. Ma guadagni solo attraverso il duro lavoro».

Sperando che anche i geni diano una mano. (g.d.m)

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative