La Nuova Sardegna

L’Antimafia onora Falcone e Borsellino «Un viaggio dovuto»

di Gianni Bazzoni
L’Antimafia onora Falcone e Borsellino «Un viaggio dovuto»

Tour dei parlamentari tra la “casa rossa” e il bunker Fava: qui fu scritto un pezzo della storia della Repubblica

18 maggio 2017
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SASSARI. Un’isola lontana dalla Sicilia e qui in un angolo riparato, dietro la splendida baia di Cala d’Oliva, è stato istruito il primo maxi processo contro Cosa Nostra. C’erano andati di mala voglia, obbligati, Giovanni e Falcone e Paolo Borsellino ma hanno lasciato un ricordo che nessuno ha mai dimenticato. E ieri mattina, poco prima di pranzo, la Commissione nazionale antimafia guidata dal vice presidente Claudio Fava (la presidente Rosy Bindi era già ripartita per Roma) è sbarcata nell’ex isola-carcere. Proprio nel giorno in cui il plenum del Csm ha approvato la delibera per togliere il segreto dai fascicoli su Giovanni Falcone e Francesca Morvillo uccisi nella strage di Capaci.

«Un viaggio fin qui che è dovuto per la memoria e per la cronaca – ha detto Fava – è una storia che continua. Il lavoro di quei magistrati di cui apprezziamo la forza e le conseguenza ancora adesso». Un omaggio, quindi, ma – come ha detto Fava – «anche un modo diverso di ricordare la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, degli uomini e delle donne della scorta, a pochi giorni dal 25° anniversario».

Arrivo in gommone nel porticciolo di Fornelli, poi la salita fino a quello che è stato il supercarcere, la diramazione terribile temuta dai boss. A fare da guida Giommaria Deriu, oggi “anima” del Parco nazionale ma che nel 1985 - quando i magistrati arrivarono all’Asinara - era una giovanissima guardia penitenzaria.

La Commissione è entrata nelle celle di Fornelli, ha chiesto notizie sulle presenze di allora. Poi il trasferimento verso Cala d’Oliva. Nel piccolo borgo, la visita alla diramazione Centrale dove è in fase di allestimento una parte museale (non aperta). Quindi il bunker, la famosa “discoteca” (chiamata così perché aveva le luci sempre accese 24 ore su 24), la prigione in uso esclusivo di Totò Riina. Un approccio silenzioso per conoscere e capire, sapere dove stava il boss dei boss, come trascorreva le giornate, dove prendeva l’aria. Più giù la casa rossa, la foresteria che nell’estate del 1985 per una ventina di giorni accolse Falcone e Borsellino con le loro famiglie. «È un momento emozionante – ha sottolineato Fava – perché un pezzo della storia della nostra Repubblica è stata scritta qui, con grande senso di umiltà e allo stesso tempo delle istituzioni da questi due uomini, in questa piccola foresteria. È una cosa che conforta». La stanza 6, quella dove venne allestito l’ufficio dei magistrati, è cambiata poco: «Stavano qui dentro fino alle 3 del mattino – ricorda Giommaria Deriu – a lavorare».

L’idea è quella di dedicare un ricordo ai magistrati d’intesa con i familiari. Sulla parete c’è la targa con le frasi storiche: «Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una sola volta» (Borsellino); «La mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine» (Falcone). La Commissione antimafia ha anche fatto una puntata al carcere sassarese di Bancali dove sono reclusi una novantina di “41bis”. «È stato costruito da poco e si vede – ha concluso Fava – si respira efficacia, eccellenza e attenzione da chi fa il proprio lavoro. Nessuna preoccupazione».

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