La Nuova Sardegna

Emanuele Grimaldi: scommessa vinta E torna a sfidare Onorato

di Alessandro Pirina
Emanuele Grimaldi: scommessa vinta E torna a sfidare Onorato

L’industriale delle navi: «Bilancio positivo dopo 4 anni alla guida di Confitarma» L’attacco: «Il mio gruppo opera senza risorse statali, a Tirrenia 90 milioni annui»

20 maggio 2017
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SASSARI. Formazione, ambiente, internazionalizzazione. Sono queste le tre parole chiave che hanno caratterizzato la Confitarma targata Emanuele Grimaldi. Dopo quattro armi l’armatore napoletano, che è stato appena nominato vicepresidente dell’Ics (International Chamber of Shipping), la principale associazione mondiale dell’industria armatoriale, si appresta a lasciare la guida dell’associazione degli industriali navali. Il suo mandato è arrivato al termine. Quattro anni al timone di uno dei settori più importanti dell’economia italiana. Una flotta di oltre mille navi, seconda in Europa e quarta al mondo, presenti su tutte le principali rotte nazionali e internazionali.

Presidente, il mandato volge al termine. Qual è il bilancio di questa esperienza?

«Sono stati quattro anni molto interessanti, ma anche molto difficili. Abbiamo navigato con il mare in tempesta, ma siamo riusciti ad arrivare in porto. La flotta italiana è molto importante. E proprio perché è stato un periodo non facile sono ancora più orgoglioso di avere guidato Confitarma. A fine mandato posso dire che abbiamo centinaia di soci, un bilancio sempre in equilibrio e siamo riusciti a dare un carattere sempre più internazionale alla nostra associazione. Questa è stata una delle nostre scommesse».

Quali sono le altre?

«Sicuramente formazione e ambiente. Sono molto soddisfatto di avere istituito due commissioni. La Formazione, guidata da Mario Mattioli, è riuscita a coinvolgere molti istituti navali con l’obiettivo di migliorare le figure professionali impiegate a bordo e a terra dalle imprese armatoriali. La commissione Ambiente, presieduta da Lorenzo Matacena, si occuperà di tutti gli aspetti ambientali. Ora le grandi sfide da affrontare saranno il riciclaggio delle navi, la riduzione delle emissioni con l’utilizzo di carburanti con un più basso contenuto di zolfo e lo sviluppo delle tecnologie».

Lei è uno dei più strenui difensori del Registro internazionale italiano. Molto contestato invece da Vincenzo Onorato, che ha chiesto modifiche in favore dei marittimi italiani e comunitari.

«La nostra è una battaglia perché le navi restino sotto la bandiera nazionale. L’altro armatore vorrebbe invece l’obbligo di impiego di marittimi italiani per tutti. Un obbligo che anziché più occupazione comporterebbe più disoccupazione, perché costringerebbe gli armatori italiani a cambiare bandiera per potere competere con chi ha regole più flessibili. Senza contare che è grazie al Registro se in 19 anni la flotta è aumentata da 7,8 a 16,5 milioni di tonnellate di stazza, con un incremento dell’occupazione da 30 a 62mila marittimi, perlopiù italiani e comunitari. Abbiamo dimostrato nella pratica come l’imbarco regolato di personale extracomunitario ai fini del mantenimento della competitività abbia di fatto trainato l’occupazione di marittimi italiani. Onorato racconta favole».

Qual è il ruolo della Sardegna nelle strategie del Gruppo Grimaldi?

«Per noi l’isola è molto importante, come lo sono la Sicilia, Creta, il Mediterraneo. Noi siamo un gruppo internazionale che cerca di offrire trasporto di qualità ed efficiente. Senza chiedere alcun contributo allo Stato. Noi non riceviamo neanche un euro e riusciamo a offrire una qualità unica di servizi a bordo. Ma questo non vale solo per l’Italia, ma anche per Creta, che noi colleghiamo 365 giorni all’anno con il Pireo senza ricevere un centesimo di risorse pubbliche. O per Malta, dove riceviamo un contributo di 200mila euro annuali dopo avere vinto una gara internazionale aperta. Tirrenia, invece, dallo Stato prende 70 milioni di euro per la Sardegna e 20 per l’Elba. In tutto questo, le mie società hanno tutte sede in Italia, a Napoli, quelle di Onorato in Lussemburgo».

Ormai con Onorato è guerra aperta.

«In questi quattro anni di Confitarma se nè andato solo lui. Tutti gli altri sono rimasti. La verità è che lui vuole passare per il campione dell’italianità, ma così non è. A bordo delle mie navi sono tutti italiani, e anche su quelle che fanno rotte internazionali io ne imbarco mille in più. E soprattutto, ripeto, le mie aziende hanno sede tutte a Napoli e non fuori dall’Italia».

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