La Nuova Sardegna

Il sardo sull’Everest: «Mi sono sentito nel salotto degli dei»

Paolo Merlini
Il sardo sull’Everest: «Mi sono sentito nel salotto degli dei»

Angelo Lobina, nuorese, ha scalato l’8mila himalayano. Ora punta all’Antartide per completare il “Seven summit”

23 maggio 2017
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NUORO. Angelo Lobina, il primo sardo ad aver raggiunto la vetta dell’Everest, si trova al campo base del versante nepalese, a quota 5364 metri, e sta bene. La notizia è d’obbligo visto che in questi giorni sono morti tre alpinisti che avevano affrontato la scalata più dura del mondo, mentre un quarto è disperso. I tre, un americano, un australiano e uno slovacco, sono morti di mal di montagna ed erano tutti over 50, cioè in sostanza coetanei o appena più giovani dello scalatore nuorese, che ha 55 anni. La loro morte dunque non è legata a incidenti durante la salita o la discesa dalla vetta ma al fatto che il loro fisico non ha sopportato le durissime condizioni climatiche degli oltre ottomila (oltre i quali si parla appunto di una death zone, zona della morte).

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Dal campo base intanto Lobina ha potuto inviare via whatsapp le prime foto che lo ritraggono a quota 8848 con la bandiera dei quattro mori, in posa con uno sherpa nepalese. Da qui ha anche scritto un messaggio che è poi stato pubblicato sulla pagina facebook di “Sardegna7summit”, dove si dà conto dell’impresa che lo vede protagonista: «Sono stremato e ancora stordito ma pesco con gioia dal fondo le energie necessarie per un infinito grazie di cuore a tutti voi che numerosissimi e calorosissimi mi avete accompagnato lassù e state con me e con Sardegna7Summit».

«Dopo tanti sacrifici, difficili anche da spiegare – continua lo sportivo nuorese – ti trovi in vetta al mondo, dove puoi girarti a 360° e ogni cosa sta più in basso. Ti senti grande lassù. È un turbinio di emozioni che trovano l'unica espressione possibile solo nel pianto. Ti senti grande lassù... poi ti ricordi quanto sei piccolo e vuoi tornare giù, ma essere stato per un frammento di vita nel salotto degli Dei lascia in me indelebili segni. A prestissimo, Angelo».

Chi ha potuto sentirlo, testimonia la sua stanchezza insieme con la grande felicità per aver raggiunto un obiettivo importante. Probabilmente trascorrerà qualche giorno al campo base, in attesa che facciano rientro anche gli altri alpinisti del suo gruppo e poi da lì comincerà il trekking verso Lukla, la cittadina nepalese dalla quale cominciano le spedizioni. Da qui si recherà in volo a Kathmandu e dunque farà rientro in Italia. Gli amici più stretti dicono che non vede l’ora di tornare, ma conoscendolo sanno già che appena sbarcato in Sardegna il pensiero di Angelo sarà rivolto alla prossima impresa, la settima e ultima tappa del progetto delle Seven Summits, cioè la scalata delle vette dei sette continenti. All’appuntamento ora manca solo l’Antartide, dove l’alpinista nuorese dovrà affrontare il monte Vinson Massif, alto 4897 metri. Un’altitudine non esagerata per uno come Lobina che ha già affrontato e superato più volte negli ultimi due anni i cinquemila metri, ma particolarmente complicata per le condizioni climatiche del continente più meridionale della terra (il Vinson Massif dista 1200 km dal Polo Sud). Un’impresa faticosa, dunque, e che soprattutto richiede una preparazione logistica molto particolare e costosa. L’augurio di tutti è che Angelo Lobina possa affrontarla e portarla a termine, ma per questo sarà necessario un aiuto economico da parte delle istituzioni, Regione in testa, visto che sarebbe il primo sardo a completare l’impresa delle Seven summits, e uno dei pochi italiani ad averlo fatto.

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