Carignano del Sulcis il vino identitario diventa una risorsa
di Tamara Peddis
Cinque cantine producono 2,5 milioni di bottiglie all’anno In gran parte finiscono all’estero. La forza dell’autenticità
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CARBONIA. Ettari di vigne destinate alla produzione dell'oro rosso del Sulcis: il vino Carignano doc. Dall'isola di Sant'Antioco fino a Sant'Anna Arresi, Giba e Santadi la produzione agricola vede primeggiare i vitigni di uva a bacca rossa che affondano le loro radici nella sabbia e nell'antichità. Nel 2015-2016 secondo i dati di Valoritalia, resi noti dal Consorzio di tutela vino Carignano, su 322 ettari di vigne sono stati raccolti oltre 34 mila quintali di uva che hanno prodotto 17 mila ettolitri. Numeri che indicano non solo l'importante risorsa economica di questa varietà di vino diretta per lo più nei mercati esteri, ma anche la valorizzazione del territorio in una delle sue specificità.
La denominazione di origine controllata “Carignano del Sulcis”, ottenuta nel 1977, è riservata ai vini rosso, rosso riserva, rosso superiore, rosato, novello e passito. Il vitigno Carignano ha una storia ultra centenaria perché sopravvissuto all'epidemia della fillossera. Il terreno sabbioso infatti rappresentò un ostacolo alla propagazione del moscerino che distrusse i vigneti europei, compresi quelli sardi, tra la fine dell'800 e gli inizi del '900. Per questo motivo i vitigni del Sulcis conservano ancora il loro piede franco allevato ad “alberello latino” senza che sia stato necessario il ricorso all'innesto su vite americana resistente agli attacchi del pericoloso insetto.
La natura ha preservato la pianta mantenendo nel tempo la sua autenticità. Questo aspetto rende il Carignano uno dei vitigni più prestigiosi dell'enologia sarda. La coltura ad “alberello latino”, cioè senza sostegni, riduce l'impatto paesaggistico minimizzando l'intervento dell'uomo e garantendo, in modo naturale, la difesa da un clima estremo. In molte distese di sabbia tra Sant'Antioco e la costa del basso Sulcis, nel periodo estivo, è possibile scorgere ettari di vigne a ridosso del mare e i grappoli neri che il vento salmastro e l'aridità del clima aiutano a maturare regalando un vino dal colore rosso intenso e dai profumi mediterranei. «È un vino tipico che riporta una buona mineralità e le note del corbezzolo, mirto, ginepro, proprie della macchia mediterranea, sapori che rimangono impressi già alla prima degustazione», spiega l'enologo Francesco Bretagna. È così che si presenta il Carignano doc che il disciplinare di produzione accoglie solo da uve di S.Anna Arresi, Santadi, Giba, S.Antioco, Calasetta, S.Giovanni Suergiu, Villaperuccio, Tratalias, Narcao, Nuxis, Masainas, Perdaxius, Piscinas, Teulada, Portoscuso, Carloforte e Carbonia.
La coltivazione della vite viene monitorata e curata secondo norme precise del disciplinare che puntano alla qualità più che alla quantità. Le uve selezionate vengono poi conferite principalmente nelle 5 cantine e aziende che fanno parte del Consorzio di tutela: Mesa (S.Anna Arresi), 6Mura (Giba), Sardus Pater (S.Antioco) Calasetta e Santadi.
Il Consorzio ha il compito di sostenere l'identità vinicola del Carignano con attività volte alla promozione. Tra agosto e settembre quando l'uva raggiunge la giusta maturazione fenolica e aromatica viene vendemmiata per poi essere sottoposta al processo di vinificazione nelle cantine, oggi non più locali che ospitano solo botti e macchinari, ma musei, spettacoli, eventi di degustazione, visite guidate, perché il vino è storia, cultura e ambiente di un territorio da far conoscere al mondo. Le cinque cantine producono complessivamente all'anno oltre 2,5 milioni di bottiglie con etichette dai nomi più svariati, particolari e propri dei luoghi e delle tradizioni da cui provengono. Dopo l’imbottigliamento il vino raggiunge i mercati di tutto il mondo come Usa, America latina, Russia, Nuova Zelanda, Cina, Giappone e tutta Europa. Un commercio in continua crescita per una domanda sempre più esigente, attratta dall'autenticità del prodotto.
La denominazione di origine controllata “Carignano del Sulcis”, ottenuta nel 1977, è riservata ai vini rosso, rosso riserva, rosso superiore, rosato, novello e passito. Il vitigno Carignano ha una storia ultra centenaria perché sopravvissuto all'epidemia della fillossera. Il terreno sabbioso infatti rappresentò un ostacolo alla propagazione del moscerino che distrusse i vigneti europei, compresi quelli sardi, tra la fine dell'800 e gli inizi del '900. Per questo motivo i vitigni del Sulcis conservano ancora il loro piede franco allevato ad “alberello latino” senza che sia stato necessario il ricorso all'innesto su vite americana resistente agli attacchi del pericoloso insetto.
La natura ha preservato la pianta mantenendo nel tempo la sua autenticità. Questo aspetto rende il Carignano uno dei vitigni più prestigiosi dell'enologia sarda. La coltura ad “alberello latino”, cioè senza sostegni, riduce l'impatto paesaggistico minimizzando l'intervento dell'uomo e garantendo, in modo naturale, la difesa da un clima estremo. In molte distese di sabbia tra Sant'Antioco e la costa del basso Sulcis, nel periodo estivo, è possibile scorgere ettari di vigne a ridosso del mare e i grappoli neri che il vento salmastro e l'aridità del clima aiutano a maturare regalando un vino dal colore rosso intenso e dai profumi mediterranei. «È un vino tipico che riporta una buona mineralità e le note del corbezzolo, mirto, ginepro, proprie della macchia mediterranea, sapori che rimangono impressi già alla prima degustazione», spiega l'enologo Francesco Bretagna. È così che si presenta il Carignano doc che il disciplinare di produzione accoglie solo da uve di S.Anna Arresi, Santadi, Giba, S.Antioco, Calasetta, S.Giovanni Suergiu, Villaperuccio, Tratalias, Narcao, Nuxis, Masainas, Perdaxius, Piscinas, Teulada, Portoscuso, Carloforte e Carbonia.
La coltivazione della vite viene monitorata e curata secondo norme precise del disciplinare che puntano alla qualità più che alla quantità. Le uve selezionate vengono poi conferite principalmente nelle 5 cantine e aziende che fanno parte del Consorzio di tutela: Mesa (S.Anna Arresi), 6Mura (Giba), Sardus Pater (S.Antioco) Calasetta e Santadi.
Il Consorzio ha il compito di sostenere l'identità vinicola del Carignano con attività volte alla promozione. Tra agosto e settembre quando l'uva raggiunge la giusta maturazione fenolica e aromatica viene vendemmiata per poi essere sottoposta al processo di vinificazione nelle cantine, oggi non più locali che ospitano solo botti e macchinari, ma musei, spettacoli, eventi di degustazione, visite guidate, perché il vino è storia, cultura e ambiente di un territorio da far conoscere al mondo. Le cinque cantine producono complessivamente all'anno oltre 2,5 milioni di bottiglie con etichette dai nomi più svariati, particolari e propri dei luoghi e delle tradizioni da cui provengono. Dopo l’imbottigliamento il vino raggiunge i mercati di tutto il mondo come Usa, America latina, Russia, Nuova Zelanda, Cina, Giappone e tutta Europa. Un commercio in continua crescita per una domanda sempre più esigente, attratta dall'autenticità del prodotto.