La Nuova Sardegna

Hotel Sacchi, da albergo a tre stelle a centro per migranti

di Luciano Piras
Hotel Sacchi, da albergo a tre stelle a centro per migranti

La struttura ricettiva in cima al monte Ortobene a Nuoro festeggia i 50 anni. Ma il gestore lancia l’sos: ci hanno abbandonato, guadagno di più con i profughi

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NUORO. «A conti fatti, mi conviene chiudere e aprire un Centro migranti, altroché se mi conviene. Cento pasti al giorno, metti che mi rimborsino anche solo 30 euro per ogni migrante e i conti sono presto fatti». Piero Delogu lancia la provocazione dallo storico Hotel Ristorante Fratelli Sacchi, in cima del monte Ortobene. «Provocazione? Dalla prefettura mi hanno contattato sul serio, mica per scherzo» giura.

Gli hanno chiesto se è disponibile ad ospitare cinquanta o anche cento profughi nella storica struttura che dal maggio 2008 gestisce assieme alla moglie Giuseppina Muceli. Lui, l’imprenditore nuorese, non vuole cedere, anche se un pensierino... visto che la politica sarda è rimasta sorda ai suoi ripetuti appelli e richieste di intervento. «Non un finanziamento per ristrutturare le camere chiuse da anni, ma neppure un progetto organico per valorizzare il monte Ortobene» racconta con l’amaro in bocca.

Così, oggi, quella che dovrebbe essere una giornata di festa per i primi cinquant’anni di attività del prestigioso ristorante, rischia di trasformarsi in un giorno di lutto per la morte annunciata dello stesso locale. “Il Monte Ortobene oggi, alla ricerca di una identità, di una realizzazione, di un futuro”: è il titolo di un evento organizzato per questa sera alle ore 18 in coincidenza con le celebrazione dei 50 anni del ristorante Fratelli Sacchi.

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Aperto a pochi passi dalla statua del Redentore nel lontano 1967 con 25 camere e 50 posti letto da Antonio e Zenobio Sacchi, pionieri del turismo a Nuoro. Zenobio morì pochi anni dopo, nel 1972. L’hotel ristorante puntò fin da subito sulle 3 stelle, per scelta, senza mai aspirare alla quarta pur di conservare l’aria di famiglia che i Sacchi hanno sempre voluto condividere con i propri clienti. Persino con i Vip, come Domenico Modugno e Rita Pavone, abitué negli anni di gloria. Qui, in questo locale, ha fatto festa anche il Cagliari del mitico scudetto del ’70. Persino la Roma di Nils Liedholm ha fatto tappa al Monte dai Fratelli Sacchi. Tappa obbligata anche per i presidenti della Regione e della Repubblica ogni volta che arrivavano a Nuoro. Persino papa Giovanni Paolo II ha mangiato la pasta e gli arrosti dei Sacchi. Poi è arrivata l’Anonima sequestri: Antonio Sacchi è stato rapito il 10 agosto del 1981; è tornato in libertà sei mesi dopo, ma nulla è stato più come prima.

Ha anche tentato di rilanciare la posta, da buon nugoresu impavido e testardo. «Mi hanno rubato 40 anni di vita, ma ora voglio ripartire» ripeteva agli amici parlando dei ladri di uomini. Così mise su un progetto di ampliamento che portava a 60 le camere dell’hotel. Il progetto venne bocciato dal Comune di Nuoro. Il 29 agosto 1999, festa solenne del Redentore, Antonio Sacchi morì a mezzogiorno in punto seduto nella sua poltrona mentre in tv passavano le immagini del vescovo che impartiva la benedizione. Il Fratelli Sacchi, allora, contava 25 dipendenti fissi più gli stagionali. «Oggi siamo otto persone al lavoro» riprende fiato Piero Delogu, nipote dei Sacchi. «Ma è chiaro che non posso più andare avanti». Ha provato a tenere aperto tutto l’anno: niente da fare. La stagione è quella che è. «Ci sono sempre meno turisti, perciò se trovo un compratore vendo la struttura. Altrimenti i migranti... »
 

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