La Nuova Sardegna

Sugherificio, l’accordo non passa 

di Angelo Mavuli
Sugherificio, l’accordo non passa 

Il referendum tra i lavoratori boccia i 60 esuberi. Sulla graticola 79 dipendenti dell’azienda

07 luglio 2017
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TEMPIO. La proposta di accordo non passa, il referendum dice no a 60 licenziamenti su 79 lavoratori. Questo l’esito della consultazione nel sugherificio Ganau dove l’azienda ha annunciato da tempo una massiccia riduzione degli organici. L’accordo siglato tra l’azienda e sindacati prevedeva la possibilità di ridurre i licenziamenti a 60, garantendo ai lavoratori mandati a casa oltre al dovuto Tfr 2mila euro spalmati in 30 mesi. Niente da fare: su 76 dipendenti aventi diritto al voto, 41 hanno respinto la proposta, 7 hanno invece votato a favore e 2 si sono astenuti. La consultazione, come ha segnalato la Segretaria provinciale della Cgil, Luisa Di Lorenzo, era riservata solamente ai lavoratori interessati alla procedura e non all’intera forza lavoro della fabbrica. Con questa scelta i lavoratori, oltre che bocciare l’azione seguita sinora dai sindacati, si dichiarano pronti ad affrontare tutte le conseguenze che potrebbero rivelarsi drammatiche. Perché l’azienda potrebbe fare partire subito senza più alcun indugio le lettere di licenziamento, questa volta destinate a tutti i 79 lavoratori. Che aspettano con speranza e trepidazione che la politica intervenga per aiutarli a uscire da una situazione delicatissima, una strada densa di incognite che non possono percorrere da soli. Dopo avere incassato con piacere la solidarietà del vescovo Sebastiano Sanguinetti – che ha ricevuto una delegazione di lavoratori – e del presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau – ora i dipendenti attendono fatti. In questo senso, ieri mattina, quando ancora non si conosceva il risultato del referendum, si sono espressi con un comunicato, Antonio Balata e Monica Liguori del gruppo consiliare di minoranza Tempio Libera. «Individuare chi ha responsabilità di quanto sta accadendo in questa vicenda non è particolarmente difficile. Dal momento che né la proprietà, né i sindacati sono esenti da colpe. Colpe che tuttavia ricadono anche sulle amministrazioni comunali del territorio e su tutte le forze politiche che per anni non si sono preoccupate della crisi strisciante che stava minando alla base il comparto del sughero e che ha causato la scomparsa delle imprese artigianali, strette nella morsa delle realtà industriali e spazzate via dal contesto produttivo. L’assenza di queste piccole realtà imprenditoriali – continuano Balata e Liguori – impedisce qualunque ipotesi di ricollocamento dei licenziati all’interno della filiera produttiva». Dopo avere auspicato una programmazione strategica sulla sughericoltura anche a livello nazionale «che salvaguardi le competenze di maestranze specializzate», i due consiglieri di minoranza tornano sul futuro di decine di lavoratori che si ritrovano, da un giorno all’altro, fuori dalla fabbrica senza ammortizzatori sociali e senza prospettive. Il comunicato si conclude con l’auspicio che nella rivendicazione dei diritti si uniscano tutti i consigli comunali del Distretto del sughero anche attraverso l’azione della Commissione comunale paritetica istituita recentemente su richiesta di Tempio Libera.



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