La Nuova Sardegna

Produzione di latte in calo per il caldo

di Giovanni Bua
Produzione di latte in calo per il caldo

L’allarme dei veterinari: bestiame a rischio, le stalle devono essere ventilate e refrigerate

30 luglio 2017
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SASSARI. Il ritorno di Caronte e del caldo da bollino rosso rischia di fare danni irreparabili agli allevatori dell’Isola. Se infatti le temperature over 30 rendono difficile la vita agli esseri umani, per ovini e bovini le ricadute sono drammatiche, e durature. E per scongiurarle servono interventi complessi, coordinati e immediati.

A lanciare l’allarme Francesco Sgarangella, direttore del dipartimento di Prevenzione Assl di Sassari e coordinatore regionale dell’area sanità pubblica veterinaria dell’Ats.

«Il clima torrido – spiega – ha portato ad una situazione di emergenza anche negli allevamenti, soprattutto quelli indirizzato a specie ad alta produttività. Si parla di un patrimonio zootecnico di circa 3.245.733 ovini e di 251.137 bovini. E non è difficile capire che se non si rafforzano tempestivamente le misure di aiuto le conseguenze possono essere difficilmente gestibili».

Un allarme che suona già da tempo. Le specie ad alta produzione lattea iniziano infatti a soffrire già alla temperatura di 24-25°, condizione di totale benessere per l’uomo, con ovini e i bovini che entrano in uno stato di disagio estremo che crea danni anche quando queste forze esterne sono cessate da diverso tempo.

Il caldo infatti genera una riduzione del cibo ingerito, un aumento dei tassi di respirazione e di sudorazione, arrivando a creare disordini metabolici che possono portare a importanti ripercussioni sanitarie, produttive e riproduttive. A questo si aggiunge, inevitabilmente, una riduzione delle fonti di acqua con inevitabili conseguenze sulla produzione di latte sia in termini di quantità che di qualità. Non meno gravi sono anche i possibili danni alla sfera riproduttiva, con diminuzione delle nascite nell'annata successiva, difficoltà nei parti e possibili effetti negativi sulla crescita e sullo sviluppo del feto. «Per limitare il danno non esiste una soluzione unica – spiega Sgarangella – ma è necessario intervenire su molteplici fattori sia strutturali che gestionali. L'acqua, in primo luogo, deve essere sempre a disposizione per cui è necessario che vengano intensificati i rifornimenti agli allevamenti mediante l'utilizzo di cisterne e autobotti. La creazione di zone ombreggiate e l’installazione di grandi ventilatori leggermente inclinati sopra la corsia di alimentazione, il raffrescamento delle coperture della stalla con irrigatori a pioggia sono alcuni degli interventi che possono essere eseguiti senza molto dispendio di risorse. Importantissima è anche la gestione della stalla e il frazionamento delle razioni alimentari il più possibile nel corso della giornata aumentando gli apporti di sodio, potassio e magnesio».

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