La Nuova Sardegna

La fuga lampo di Paolo Pinna si è conclusa in chiesa a Maracalagonis

Nadia Cossu e Mauro Lissia
Pinna esce dalla caserma dei carabinieri di Quartu
Pinna esce dalla caserma dei carabinieri di Quartu

Il killer di Nule e Orune catturato e portato al carcere di Uta mentre riemergono i problemi della struttura minorile di Quartucciu

10 agosto 2017
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QUARTUCCIU. Sono le 16.50 del 9 agosto quando nel carcere minorile di Quartucciu scatta l’allarme: Paolo Pinna è evaso. E non si parla di un detenuto “qualunque”. Ma di un giovane che deve scontare una condanna a vent’anni per duplice omicidio. Parte la mobilitazione: le forze dell’ordine di mezza Sardegna lo cercano, un elicottero del nucleo di Elmas sorvola la zona. I suoi genitori, disperati, lanciano un appello attraverso l’avvocato Angelo Merlini: «Paolo, non fare sciocchezze, consegnati».

Alle 18.30 Pinna viene accerchiato dai carabinieri, si è rifugiato dentro una chiesa a Maracalagonis, le armi dei militari del nucleo radiomobile della compagnia di Quartu (coordinati dal capitano Raffaele Cossu) sono puntate contro quel ragazzo dal corpo esile ma dalla mente diabolica. È finita. Non può far altro che arrendersi. «C’era caldo, voi non sapete cosa significhi stare un anno e due mesi in carcere», sarebbero le parole pronunciate dal 19enne al momento dell’arresto. Intanto, i pochi fedeli che erano all’interno.

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Per catturarlo mobilitate 20 pattuglie del comando provinciale di Cagliarti, l'elicottero del nucleo di Elmas, i nuclei operativi della compagnia e il nucleo investigativo del comando provinciale. Dopo la cattura e il passaggio alla caserma di Quartu Sant'Elena, dove fugacemente è stato salutato dai genitori, è stato accompagnato e rinchiuso nel carcere di Uta.

Il duplice omicidio. Paolo Pinna era finito sotto accusa assieme al cugino Alberto Cubeddu, di 21, per i delitti di Gianluca Monni, lo studente di 19 di Orune ucciso l’8 maggio 2015 mentre attendeva il bus per la scuola, e Stefano Masala, 29, di Nule scomparso le sera prima del delitto dello studente. Per questi delitti Pinna è stato condannato a vent'anni dal tribunale dei minori di Sassari.  Cubeddu sta affrontando il processo al tribunale di Nuoro.

Le reazioni. La notizia dell’evasione si è diffusa a Nule in pochi minuti e, ovviamente, è arrivata anche a casa di Marco Masala, il padre di Stefano. Lui continua a cercare suo figlio da più di due anni, gli ultimi tentativi di metà luglio con i cani molecolari purtroppo non sono andati a buon fine«Paura di cosa? Certo, ci siamo sentiti sollevati dopo la cattura, ma che paura potevamo avere? La nostra vita si è fermata il 7 maggio del 2015».

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Il carcere di Quartucciu.Un edificio enorme, fatiscente, circondato da doppie cancellate arrugginite, in una campagna alla periferia estrema di Quartucciu. Nato nel 1980, ai tempi degli anni di piombo, come struttura penitenziaria di massima sicurezza e trasformato «temporaneamente» in istituto penale per minorenni nel dicembre del 1983, il carcere di Su Pezzu Mannu è da lungo tempo al centro di interrogazioni parlamentari, proteste locali, polemiche, fino al tentativo di rivolta compiuto nel 2011 da cinque detenuti e alle dimissioni dolorose di Ettore Cannavera, cappellano per ventitrè anni, deluso dalle condizioni di abbandono in cui versa l’istituto, fra carenze di personale e progetti educativi rimasti costantemente inattuati. Costruito nella prospettiva di ospitare numerosi reclusi pericolosi, il carcere supera raramente la decina di detenuti, in un’esplosiva commistione tra ragazzi al di sotto dei diciott’anni e giovani adulti che spesso superano i venticinque. Attualmente sono un minorenne e 15 giovani adulti.

I sindacati. La fuga di Paolo Enrico Pinna riaccende i riflettori sulla carenza di personale nelle carceri sarde. In particolare in quella di Quartucciu. Una battaglia che le organizzazioni degli agenti portano avanti ormai da diversi anni. E così, ieri pomeriggio, non appena il giovane evaso viene riacciuffato a Maracalagonis, i sindacati risollevano la questione organico. «Tutte le sigle sindacali avevano segnalato la situazione del carcere minorile di Quartucciu, la carenza di personale per una struttura così grande – attacca Alessandro Cara del sindacato Uspp –. Va rivisto il sistema educativo e giuridico di questi detenuti, molti di loro quando arrivano a Quartucciu sono già veri e propri criminali, tanti una volta fuori delinquono ancora e poi finiscono nelle strutture per adulti».

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