La Nuova Sardegna

Il ministro gela l’isola il punto nascite chiuderà

di Serena Lullia
Il ministro gela l’isola il punto nascite chiuderà

Numero di parti troppo basso e nessuna richiesta di deroga dalla Regione

06 settembre 2017
4 MINUTI DI LETTURA





INVIATA ALLA MADDALENA. La verità sul futuro del Punto nascita la sbattono in faccia agli isolani senza troppi filtri il ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin e l’assessore regionale, Luigi Arru. A quasi un anno dalla chiusura del servizio dopare le speranze della comunità con una ipotesi di deroga non funziona più. Il ministro Lorenzin è chiaro. Il numero di parti alla Maddalena è troppo basso per rientrare nei parametri di legge che ne garantirebbero la sopravvivenza. In più a Roma non è arrivata nessuna richiesta di deroga della Regione. E non arriverà. Per l’assessore Arru metterebbe a rischio la salute della donna che resta la sua principale preoccupazione. Ma il ministro chiede alla Regione di allentare la rigidità. «Nei prossimi mesi ancoriamoci alle soluzioni tecniche e su quelle troviamo soluzioni più creative dal punto di vista politico».

Il bello di essere ministro. L’aereo su cui viaggia il ministro atterra a Olbia verso le 10. I 35 chilometri per Palau sono intasati come sotto il sole di agosto. Il tratturo da buoi travestito da statale ha 5 chilometri di fila in ingresso al paese dell’Orso. Ma il miracolo per aprire il traffico al passaggio del ministro, dell’assessore e dei loro accompagnatori, lo fanno le auto della polizia che a sirene spiegate si fanno largo tra le auto in fila. Imbarco sul traghetto alle 10,45 e alle 11,30 inizia della visita all’ospedale Paolo Merlo. Al suo fianco il sindaco Luca Montella, il consigliere regionale Pierfranco Zanchetta e il vicepresidente del Cal, Antonio Satta.

L’incontro con le mamme. In Pediatria mamme e neo-mamme aspettano il ministro. Sui tavoli del reparto gli articoli di giornale che documentano la protesta dei pancioni. Il ministro ascolta i problemi direttamente dalle donne che hanno partorito o lo faranno a breve. Ribadiscono che il Punto nascita «non è questione di campanile, ma un fatto di sicurezza e di serenità». Le raccontano quanto sia orribile percorrere i 35 chilometri da Palau a Olbia con le doglie in ambulanza, su un percorso tutte curve. Lorenzin ascolta, sorride. Ma il futuro del Punto nascita è segnato. «È tecnicamente impossibile mantenerlo – dichiara –. Non ci sono i numeri e i parametri di sicurezza. In più non ho ricevuto nessuna richiesta di deroga. È ovvio che la Regione possa fare valutazioni diverse in merito. È evidente che molte criticità sono legate ai trasporti. Credo però che con serenità riusciremo a dare le risposte necessarie, cercando di fare anche qualcosa di creativo in modo che questo percorso di sicurezza possa continuare. Lavoriamo nel prossimo mese per vedere se possiamo contribuire a far raggiungere una fisiologica tranquillità ai cittadini della Maddalena». Sulla deroga per il Punto nascita spinge anche il sindaco Luca Montella. «Incoraggio l’assessore Arru a presentarla. Come ha detto il ministro, sarà poi esaminata dai tecnici. Magari riusciremo anche a dare ulteriori elementi per convincerli a concederla. Partire sconfitti a priori significa non averci nemmeno provato».

No alla deroga facile. «La deroga per me sarebbe la cosa più semplice – dichiara l’assessore Arru –. Ma conosco i documenti del decreto 70 e i criteri della deroga. Potrei rimandare al ministro e al comitato nazionale tecnico la valutazione. Ma il problema è per me è uno: mettere al centro delle scelte la tutela della donna. Dobbiamo ridurre al massimo il disagio in un contesto in cui l’età media delle puerpere supera i 30 anni, che è un fattore di rischio. Sto spingendo in modo deciso per la rotazione delle equipe per mantenere la competenza clinica, ma in un contesto strutturale e organizzativo che sia in grado di gestire uno degli eventi rari nella medicina moderna, ma molto gravi come l’emorragia post partum».

Nessuna chiusura. «Nessun vuole chiudere il Paolo Merlo – ribadisce Arru –. Quest’ospedale dal 1972 potrebbe avere finito il suo corso biologico perché dovrebbe essere ristrutturato, bisognerebbe investire. Ma nessuno intende chiudere né questo né nessun altro ospedale. Pur essendo questa una Regione in piano di rientro sostanziale non formale, nessuno ha mai fatto un calcolo ragionieristico sulla pelle dei sardi».

Camera iperbarica. Il ministro non ha dubbi in merito. «Impensabile che non ci sia alla Maddalena». Messaggio molto chiaro alla Regione. (ha collaborato Andrea Nieddu)

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative