La Nuova Sardegna

Lombardo, Contu e Sanciu andranno tutti a processo

di Mauro Lissia
Lombardo, Contu e Sanciu andranno tutti a processo

Alla ex presidente del consiglio contestato un assegno da 1500 euro Scatta la prescrizione per gli ex assessori regionali Sergio Milia e Nicola Rassu 

26 settembre 2017
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CAGLIARI. Altri tre onorevoli regionali di Forza Italia vanno al giudizio del tribunale con l’accusa di peculato, ma la prescrizione comincia a intaccare il mega procedimento penale per i fondi ai gruppi: i reati riferiti a fatti del 2004 risultano estinti e di conseguenza il gup Maria Grazia Muscas ha prosciolto dopo una breve camera di consiglio l’ex assessore regionale all’urbanistica Nicolò Rassu e l’ex assessore ai beni culturali Sergio Milia. Per ora restano in piedi le imputazioni contestate a Claudia Lombardo, Fedele Sanciu e Mariano Contu, ma le prime due posizioni processuali appaiono atti alla mano vicine alla soluzione, come i difensori Riccardo Floris e Marco Pilia hanno confermato: il peculato dell’ex presidente del consiglio regionale va in prescrizione il 7 dicembre, dei due capi d’imputazione a carico dell’ex presidente dell’autorità portuale di Olbia uno risulta già prescritto e l’altro lo sarà nel 2019. La sola posizione da considerarsi in bilico è quella di Contu, rientrato questa primavera nell’assemblea regionale grazie alla sospensione di un collega condannato nella stessa vicenda giudiziaria: i fatti che lo riguardano, a leggere il capo d’imputazione firmato dal pm Marco Cocco, coprono l’arco dell’intera legislatura, dal 2004 al 2009. Quindi la prescrizione è lontana. L’altra differenza è legata alla somma di denaro al centro del procedimento: se per gli altri quattro consiglieri si tratta di cifre irrisorie, l’ex assessore all’agricoltura deve spiegare dove sono andati a finire un milione e 636 mila euro e potrà farlo al dibattimento pubblico a partire dal 12 gennaio dell’anno prossimo, quando dovranno presentarsi anche Sanciu e la Lombardo. A giudicarli sarà la seconda sezione del tribunale, con un punto interrogativo sul nome del magistrato che verrà chiamato a presiedere il collegio. Quello attuale, Massimo Poddighe, è prossimo al trasferimento ad altro incarico, sul sostituto corrono soltanto voci.

A leggere le contestazioni contenute nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pm Cocco emerge con chiarezza il divario tra le posizioni dei cinque imputati, almeno riguardo alla somma che - secondo la Procura - sarebbe stata spesa indebitamente o comunque non rendicontata come stabilisce la legge. Contu - difeso dall'avvocato Massimo Delogu - fra il 30 settembre 2004 e il 4 maggio 2009 svolgeva le funzioni di tesoriere-amministratore del gruppo forzista e per questo deve rispondere sia del denaro speso direttamente che di quello finito nelle tasche dei colleghi berlusconiani. La somma complessiva è impressionante: un milione e 636 mila euro usciti dal conto corrente del gruppo con assegni bancari e prelievi allo sportello della Banca di Sassari in funzione al palazzo di via Roma. Il magistrato ha fatto il conto delle spese da giustificare "per mancanza di documentazione": sono 418 mila euro, che nessuno sa dove siano finiti. Del tutto diversa la contestazione che riguarda Claudia Lombardo, difesa da Riccardo Floris: soltanto un assegno da 1500 euro incassato a giugno del 2005. Appena maggiore la somma contestata a Sanciu, difeso da Marco Pilia: si tratta di 6069 euro che risultano finiti nel suo conto tra novembre 2004 e ottobre 2006. Per Milia, che è difeso da Luigi Concas, si trattava di 4000 euro incassati con un assegno a dicembre 2004, mentre sul capo di Rassu - difeso da Ivano Iai - pendevano 5500 euro a dicembre 2004. Questi ultimi due però non dovranno spiegare nulla al giudice: colpevoli o no, il reato è estinto per prescrizione.

La vicenda al centro di questo nuovo procedimento è entrata ormai nella conoscenza collettiva: nell’arco di un’inchiesta che copre circa otto anni la Procura ha accertato che a quasi tutti i consiglieri regionali - fino alla legislatura Cappellacci - venivano accreditati 2500 euro al mese oltre le indennità che venivano spesi a piacimento, senza rendiconto.

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