La Nuova Sardegna

La difesa dei medici: «Accuse da dimostrare»

La difesa dei medici: «Accuse da dimostrare»

Dopo il dossier della famiglia dell’indipendentista arriva la replica dei sanitari  Le cause del decesso potranno essere accertate solo dopo gli esiti dell’autopsia

07 ottobre 2017
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CAGLIARI. Soltanto l’esito degli esami istologici eseguiti dall’istopatologo Gualtiero Cattani potrà chiarire in via definitiva perché è morto Doddore Meloni, l’irriducibile indipendentista di Terralba deceduto lo scorso 5 luglio al reparto di medicina generale dell’ospedale Santissima Trinità, a Cagliari, dopo due mesi di sciopero parziale della fame e della sete cominciato in carcere e proseguito sino alla fine. Il suo caso è ritornato in questi giorni all’attenzione generale sulla scia degli eventi catalani e dopo che l’avvocato Cristina Puddu ha presentato d’intesa coi familiari di Doddore un esposto alla Procura di Cagliari dove i medici cagliaritani vengono accusati di aver sottovalutato lo stato di salute del leader di Malu Entu e di averne indirettamente cagionato la morte, rendendosi colpevoli anche di maltrattamenti. La Nuova Sardegna si è rivolta alla direzione sanitaria dell’ospedale, ma ha ottenuto solo uno stringato commento dalla dirigente Teresa Orano: «Sono accuse che devono essere dimostrate». Una replica più estesa doveva essere affidata a una nota dell’ufficio stampa, che invece è rimasto in silenzio. La denuncia, dal contenuto molto duro, integra un’inchiesta giudiziaria aperta contro ignoti fin dalle prime ore dopo la fine di Doddore e che potrà riservare sviluppi soltanto se la relazione finale sull’esame autoptico fornirà al sostituto procuratore Marco Cocco indizi di reato. Finora il magistrato ha sulla scrivania la documentazione trasmessa dal giudice di sorveglianza Daniela Amato, che ha seguito passo per passo la vicenda di Doddore, con visite dirette e comunicazioni da parte del carcere di Massama e dell’ospedale. Agli atti di un’indagine finora in stand-by c’è anche il rapporto del medico legale Roberto Demontis: al primo esame la causa della morte sarebbe stata uno scompenso cardiaco, si tratta di capire se legato ai due mesi di digiuno o ad altre cause. D’altronde la partita giudiziaria si gioca tutta su questo interrogativo: Doddore è morto perché era fortemente indebolito dall’età - aveva 74 anni - e dal digiuno prolungato, oppure malgrado rifiutasse l’assistenza sanitaria un trattamento sanitario diverso avrebbe potuto salvargli la vita? La relazione medico-legale dovrà dare alla Procura una risposta definitiva, anche se è molto difficile che possa bastare a chiudere ogni polemica sulla vicenda. La cronaca di quest’estate racconta di un uomo finito in carcere il 28 aprile per scontare una condanna a 4 anni e 11 mesi legata a reati fiscali e falso. Quel giorno pesava 105 chili, due mesi e mezzo più tardi il suo peso era calato a 84 chili perché Doddore si nutriva soltanto di alcuni alimenti e di poca acqua. Nel corso della sua degenza al Santissima Trinità il detenuto è stato seguito dal giudice di sorveglianza, sono stati numerosi i tentativi di farlo desistere dalla protesta, ma chi ha conosciuto Meloni sa quanto fosse difficile farlo recedere dai propri intenti. I documenti sanitari trasmessi alla sezione di sorveglianza attestano che le sue condizioni di salute non sarebbero state mai preoccupanti e che erano compatibili con la carcerazione. D’improvviso però Doddore ha perso conoscenza e si é spento. Ora, mentre c’è chi parla di lui come di un eroe della lotta per l’indipendenza della Sardegna, l’iniziativa della famiglia riaccende le luci su un caso non ancora del tutto chiarito e sul quale si discuterà ancora. (m.l)

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