La Nuova Sardegna

Nuoro, sono troppo giovani: assolti 13 baby stalker

Bulllismo, un'immagine simbolo
Bulllismo, un'immagine simbolo

Un gruppo di ragazzini perseguitava una compagna di 12 anni: «Porti jella»

29 novembre 2017
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NUORO. «La ragazzina ha sofferto tanto ed è anche stata costretta a cambiare le abitudine della propria vita a causa delle vostre persecuzioni»: con questo monito, il giudice del Tribunale dei minorenni di Sassari ha concluso il processo a carico di 16 ragazzini nuoresi accusati di stalking nei confronti di una loro coetanea, che hanno perseguitato per lungo tempo, rendendole la vita impossibile.

Gli imputati erano tutti ragazzini sotto i 14 anni che sono entrati nell’aula del tribunale a testa bassa, lasciandosi alle spalle la spavalderia mostrata nei confronti dell’amichetta e vergognandosi per quel che avevano fatto. Per tre di loro c’è stata l’assoluzione piena perché sono risultati completamente estranei ai fatti, mentre per un’altra decina è scattata la non imputabilità perché hanno meno di 14 anni. «Non imputabili ma per tutti è stata riconosciuta la responsabilità penale e quindi aver commesso fatti offensivi nei confronti della ragazzina», hanno spiegato gli avvocati del Foro di Nuoro, Elvira Lucia Evangelista e Maria Grazia Maxia, che hanno tutelato la giovanissima e fanno parte del "Comitato non bulling" costituito dai genitori della ragazza e formato da altre persone che hanno dovuto e devono affrontare situazioni di bullismo nei confronti dei loro figli.

Tra un anno, davanti al Tribunale dei minori dovranno comparire altri due ragazzini sui quali pende la stessa accusa, ma per loro la situazione sarà ben diversa visto che sono maggiori di 14 anni e potranno essere processati.La storia della ragazzina "bullizzata" era esplosa in tutta la sua gravità nel mese di febbraio del 2016, dopo la denuncia presentata dai genitori di una dodicenne nuorese presa di mira da un centinaio di giovanissimi che la perseguitavano e le avevano messo addosso il tremendo sigillo di "porta jella".

«Tutto era iniziato a metà anno scolastico, quando nostra figlia frequentava la prima media - avevano raccontato i genitori, dopo aver depositato una circostanziata denuncia in questura -. Alcune compagne di classe, forse ingelosite dalla bellezza di nostra figlia e dal taglio di capelli all'ultima moda, avevano commentato di fronte a tutta la classe la sua pettinatura, definendola "da poco di buono". Ma la cosa si era risolta subito con le scuse, accolte senza esitazione da nostra figlia. Poi l'inizio del suo e nostro calvario: da bambina sempre allegra era diventata apatica e taciturna, i suoi occhi erano sempre tristi e accampava scuse di ogni tipo pur di non andare a scuola o uscire di casa. C'era ancora qualcosa che non quadrava».

Così, dopo mesi di silenzi la dodicenne aveva trovato il coraggio di raccontare tutto ai genitori: ogni giorno era costretta a incassare urla ingiuriose, gesti scaramantici e maldicenze. «Le avevano attribuito la nomea di porta iella e il tam tam in città era stato così veloce e impietoso che tutti i ragazzini anche se non la conoscevano si toccavano i genitali quando passava - avevano denunciato i genitori -. A quel punto avevamo detto basta e raccontato tutto in Questura, portando anche la lista dei ragazzini che perseguitavano nostra figlia».

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