La Nuova Sardegna

Scanu: «Bene Pigliaru e adesso le dismissioni»

di Alessandro Pirina
Scanu: «Bene Pigliaru e adesso le dismissioni»

Il deputato Pd: «Con un governo in scadenza non si poteva ottenere di più» E chiede un nuovo accordo con lo Stato: «Tempi certi per l’addio alle basi» 

14 dicembre 2017
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SASSARI. Bene Pigliaru, bene la Pinotti. Ma la vera svolta sulle servitù militari è rimandata alla prossima legislatura. Gian Piero Scanu è il simbolo della battaglia contro le basi. Da anni la sua azione politica è incentrata sulla liberazione della Sardegna dal giogo della Difesa. E la legge sulla trasparenza nei poligoni che vuole tutelare la sicurezza e la salute dei militari e delle popolazioni residenti vicino alle basi porterà il suo nome. Per questo motivo il parlamentare del Pd, presidente della commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito, plaude all’accordo tra la Regione e il ministero che dopo 60 anni di occupazione militare restituirà all’isola due spiagge a Teulada e Capo Frasca. Entro il 2018. Ma è solo un primo passo verso quello che è da sempre l’obiettivo numero uno della politica di Scanu: la totale dismissione delle basi in Sardegna. Uno stop definitivo ai giochi di guerra che, però, potrà essere messo nero su bianco solo nella prossima legislatura.

Scanu, lunedì il presidente Pigliaru e la ministra Pinotti firmeranno l’intesa sulle servitù militari. C’è chi parla di svolta storica, chi di accordo al ribasso: qual è il suo giudizio?

«Io ritengo che la giunta e il Consiglio abbiano fatto una scelta appropriata. Hanno dato applicazione al “principio di realtà”: stando così le cose non si poteva fare di più e diversamente. Questo protocollo è confezionato su misura per un governo e un Parlamento prossimo allo scioglimento. Un accordo che si inserisce in una porzione di legislatura nella quale la ministra Roberta Pinotti ha voluto assecondare le sollecitazioni politiche che provenivano dalla commissione sull’uranio, dal Parlamento e dalla stessa Regione. Possiamo dire che la nuova legge sui poligoni è frutto di una sinergia istituzionale all’interno della quale anche la Regione ha svolto una efficace moral suasion. Ma con la nuova legislatura ci dovrà essere un deciso cambio di passo».

Anche perché ci sarà una nuova legge che disciplinerà la trasparenza nei poligoni militari.

«Appunto, la Regione potrà operare all’interno di un nuovo impianto normativo grazie al quale cambierà l’attuale scenario. D’ora in poi, infatti, sarà garantita la trasparenza di tutte le attività amministrative, la tutela della salute dei militari e delle popolazioni residenti in prossimità dei poligoni, l’obbligo di bonificare l’ambiente entro termini certi grazie all’impiego di risorse adeguate messe a disposizione dal ministero della Difesa».

E in questo nuovo scenario legislativo cosa dovrà fare la Regione?

«Il mio punto di vista resta lo stesso della mia relazione in Senato nel 2012 e dell’ordine del giorno presentato in Consiglio regionale nel 2014. Nel quadro dei rapporti tra Stato e Regione io pongo come primo obiettivo la graduale dismissione dei poligoni militari e il loro superamento dal punto di vista economico, sociale e ambientale, assicurando il mantenimento dei livelli occupazionali esistenti».

Propone una nuova intesa tra Regione e Difesa?

«Più che un protocollo con un singolo ministero io ritengo sia necessario un accordo tra il governo e la Regione autonoma della Sardegna. Un’intesa che deve contenere decisioni che comportino precisi vincoli giuridici...».

Tipo?

«Un accordo genericamente politico non può bastare, deve partire l’orologio delle dismissioni. Nell’intesa bisognerà iniziare a parlare di tempistica».

Dunque, tempi certi per le dismissioni. E poi?

«Il governo dovrà farsi carico di attuare tutte le bonifiche e dovrà riconoscere lo straordinario servizio istituzionale che la Sardegna ha svolto in questi 60 anni, destinando alla Regione risorse compensative anche a titolo risarcitorio».

C’è chi in caso di addio alle basi teme per l’occupazione.

«La realizzazione delle bonifiche potrà determinare numerosi posti di lavoro e sarà bello vedere finalmente persone che lavorando restituiranno salute alla loro terra anziché farla ammalare. Questo accordo avrà un’ispirazione etica, perché si fonderà sulla primazia della salute delle persone, della tutela dell’ambiente e della sacralità del diritto al lavoro. Questo accordo permetterà alla Regione di attuare una strategia di crescita e di sviluppo nel pieno esercizio della propria specialità e vocazione autonomistica».

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