La Nuova Sardegna

Carta: «Fermi tre miliardi occorre sbloccare i lavori»

di Antonello Palmas

«Rilanciare i rapporti con lo Stato e la Ue, la Regione deve tornare protagonista Occorre impegnarsi su lavoro giovanile, ripopolamento ed energia verde»

17 dicembre 2017
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SASSARI. Lo attende un duro compito e ne è consapevole: il lavoro che nell’isola non c’è, l’industria ridotta ai minimi termini, lo spopolamento e più in generale una sfiducia che è un freno ulteriore. La fresca elezione a segretario regionale Cisl di Gavino Carta ha confermato le voci che lo volevano successore designato di Ignazio Ganga.

Carta, che programmi intende portare avanti?

«Il congresso di maggio ha confermato quella che in fondo è la mission del sindacato sia a livello nazionale che territoriale: lavoro prima di tutto, coesione sociale, impegno importante nei settori dell’istruzione e della formazione professionale, elementi a supporto delle politiche di sviluppo. Per quanto riguarda la nostra realtà, bisogna recuperare il protagonismo della Sardegna, ovvero rafforzare l’autonomia nei rapporti con Stato e Ue per ridurre i gap dovuti ai temi dell’insularità. Inoltre, sul piano della specialità, la Regione si è comportata come governo nazionale e Unione europea, accentrando invece che decentrare poteri e risorse, favorendo la sussidiarietà e i rapporti con gli enti locali, le parti sociali, l’associativismo».

In che stato di salute trova la Sardegna?

«Purtroppo non buono. Abbiamo fenomeni molto gravi di dispersione scolastica, che interessa un giovane su 4. Si stanno attuando politiche di inurbamento che sarebbe il caso di invertire: siamo un’isola vasta, che non può puntare solo sullo sviluppo nell’hinterland cagliaritano. La Regione deve interessare tutta l’isola alle strategie di ripopolamento, comprese le zone interne. Mantenere i presidi nei territori ha più di un senso, dalla riqualificazione, tutela e controllo ambientale al fatto di evitare la fuga dei giovani».

L’Istat ha fornito dati positivi sulla ripresa dell’occupazione.

«Io non li leggo molto positivamente come ha fattola Regione – dice Carta –, quei segni + non dicono che si parla spesso di lavori non stabili. E purtroppo sono tanti coloro che quel lavoro non lo cercano nemmeno più, altro fattore davvero preoccupante. La realtà è che ci sono 430mila persone che attendono risposte sul piano del lavoro e della protezione sociale. Il fenomeno della disoccupazione in Sardegna è molto più grave di quello che l’Istat può rilevare, di fatto quasi 2 giovani su tre non lavorano ed è il motivo per cui molti di essi lasciano l’isola».

Sul fronte Alcoa arrivano buone notizie.

Occorre impegnarsi nelle numerose vertenze aperte, la Regione deve spingere sulla loro soluzione. La notizia che Alcoa riaprirà a breve è ottima, certo non risolve i problemi generali nel Sulcis e a livello generale. Occorre far ripartire tutte le opere ferme, 3 miliardi di lavoio attendono di essere sbloccati. Bisogna accelerare l’iter burocratico per la spendita delle risorse e pensare anche di far partire immediatamente gli investimenti nelle opere infrastrutturali per l’energia in un momento in cui si parla dell’arrivo del metano».

La metanizzazione sarà un elemento di spinta decisivo?

«Introduce certamente una riduzione del costo energetico come la possibilità di gestire la transizione dal fossile alle rinnovabili, perché è questo il ruolo che la conferenza di Parigi ha assegnato al gas. Nel green c’è una frontiera inesplorata che propone grandi scenari. Nel frattempo occorre ripartire con un’idea di industrializzazione diffusa con l’individuazione di alcuni poli di sviluppo: attualmente l’occupazione nel settore non va oltre il 10-12%. E poi investire sull’istruzione: occorre studiare di più, per essere più pronti e per modificare il nostro modo di produrre cose e opere dell’ingegno».

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