La Nuova Sardegna

Maltrattava un novantenne: arrestata per tortura

di Gianni Bazzoni
La vittima, a letto, ritratta con la moglie e la figlia
La vittima, a letto, ritratta con la moglie e la figlia

Badante di Osilo ai domiciliari, l’anziano è paralizzato e costretto a letto

21 dicembre 2017
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ALGHERO. Torturato senza pietà e umiliato dalla badante, la persona di fiducia che doveva prendersi cura di lui: 90 anni, invalido, paralizzato, costretto a letto. I familiari l’avevano trovato vestito solo parzialmente e con il volto cosparso di feci. Riempito dei suoi stessi escrementi, spalmati in faccia con il pannolone appena levato. L’episodio risale alla fine di novembre e la badante era stata denunciata. Ma nella tarda mattinata di martedì Francesca G., 63 anni, è stata arrestata dagli agenti di polizia del commissariato di Alghero che hanno eseguito una ordinanza di applicazione della detenzione domiciliare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sassari. Alla badante è stato contestato anche il reato di tortura.

Lei, osilese di origine, una gioventù trascorsa nelle campagne della Nurra di Porto Torres, da 25 anni si è trasferita nella Riviera del Corallo, e da qualche tempo faceva da badante all’uomo diventato vittima indifesa delle sue violenze.

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La misura cautelare è stata disposta dall’autorità giudiziaria a conclusione dell’attività di indagine sviluppata dagli agenti del commissariato di Alghero guidati dalla dirigente Claudia Gallo. L’attività era partita il 20 novembre, dopo la segnalazione di maltrattamenti nei confronti di un uomo di 90 anni costretto a letto per una semi infermità. Quindi incapace di fare del male a nessuno e neppure di offendere verbalmente qualcuno viste le sue condizioni. In quella occasione, gli investigatori avevano ricostruito quanto accaduto nell’appartamento del 90enne, dove la donna svolgeva il ruolo di badante ed era stata assunta anche per curare e assistere la persona immobilizzata a letto. Il disabile era stato trovato seminudo e ricoperto di feci su tutto il corpo, persino in bocca e sugli occhi. Una scena terribile testimoniata anche dalla moglie dell’uomo e dalla figlia.

La badante era stata denunciata in stato di libertà per maltrattamenti, ma da quel momento era cominciata una attività investigativa supportata anche dalle testimonianze fornite dai parenti dell’anziano disabile. Dai racconti è emersa una situazione terribile, con la badante accusata di avere posto in essere violenze e minacce gravi, con crudeltà. Un calvario lungo cinque mesi, prima solo immaginato e poi confermato con prove documentali. Una informativa dettagliata è stata depositata dagli agenti del commissariato di polizia di Alghero al sostituto procuratore della Repubblica di Sassari Maria Paola Asara che ha chiesto e ottenuto l’emissione del provvedimento restrittivo ipotizzando il reato gravissimo della tortura.

Dopo le formalità espletate negli uffici del Commissariato, la badante è stata accompagnata nella propria abitazione dove dovrà restare agli arresti domiciliari.

Ora che la prima parte della triste vicenda si è conclusa con l’arresto della badante, i familiari dell’anziano torturato rivedono la situazione dei mesi passati. La moglie dell’uomo, anche lei anziana, aveva intuito che i modi utilizzati dalla persona scelta per la cura e l’assistenza di un malato erano molto particolari. Ma la donna era terrorizzata, aveva paura di perdere una figura di supporto fondamentale, perché era consapevole di non essere in grado da sola di gestire la complessa situazione in cui si trovava il marito. Per lei sarebbe stato anche fisicamente insostenibile. E in queste situazioni prevale purtroppo la preoccupazione di dover ricominciare tutto da capo e anche di non trovare “aiuti” adeguati.

Però i segnali c’erano stati, e con il senno di poi non erano così ininfluenti. Il 90enne ha continuato a subire torture e umiliazioni in silenzio, senza potersi lamentare, senza essere in grado di denunciare le violenze. La moglie e la figlia non si sono arrese, hanno recuperato il tempo perduto, hanno chiesto giustizia perché fatti così gravi non restassero impuniti. E avevano lanciato un appello a chi è in condizioni di difficoltà: «State attenti a chi vi mettete in casa, ci sono persone che approfittano di chi non sa o non può difendersi».

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