La Nuova Sardegna

Appalti pilotati e tangenti evasi 5 milioni di euro

di Enrico Carta
Appalti pilotati e tangenti evasi 5 milioni di euro

Nei guai otto società legate alla “squadra”: bustarelle pagate con finti progetti

24 gennaio 2018
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ORISTANO. Nel dorato mondo di “Sindacopoli” tutto era falso. Era rivestito di un abito cucito su misura per far apparire legale ogni manovra, ma in realtà di lecito ci sarebbe stato ben poco. Forse nulla e a dimostrarlo ci sono anche cinque milioni di euro di ragioni. Sono frutto di una serie di violazioni tributarie collegate al ramo principe del procedimento. Questo sostiene la procura di Oristano che ancora indaga sulla più grossa pagina di malaffare dell’ultimo ventennio in Sardegna, quella che ha consentito di mascherare le tangenti con procedure all’apparenza ineccepibili. Sarebbe stato invece un sistema che camuffava bustarelle, incarichi e lavori pubblici pilotati.

Così, mentre il filone principale ha varcato la soglia dell’aula ed è in attesa del compimento dell’udienza preliminare rinviata giusto due giorni fa, gli uomini del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di finanza di Oristano continuavano nel loro lavoro che con la città di Eleonora ha come legame solo quello di ospitare la procura competente per territorio sull’indagine, dal momento che essa partì ormai diversi anni fa da alcuni dei paesi del Nuorese che ricadono proprio nel circondario del tribunale di Oristano.

Accantonate, perché concluse dal punto di vista investigativo le questioni legate agli appalti della Sassari-Olbia o agli altri innumerevoli lavori pubblici finiti sotto la lente d’ingrandimento anche dei Carabinieri della Compagnia di Tonara, le Fiamme Gialle hanno portato avanti con il coordinamento del procuratore Ezio Domenico Basso un lavoro di verifiche incrociate su società e professionisti coinvolti nell’inchiesta principale. C’era da ricostruire l’intreccio tra questi ultimi e i milioni di euro imbellettati e ripuliti.

Ciò è stato possibile attraverso una serie di false fatturazioni necessarie per giustificare a loro volte false prestazioni di lavoro. Queste ultime erano lo strumento utilizzato da una parte delle quasi cento persone coinvolte in Sindacopoli per mascherare le tangenti che non sarebbero passate attraverso il canale della bustarelle. Considerato come un metodo antiquato, l’organizzazione avrebbe invece optato per un altro sistema molto meno appariscente: il pilotaggio verso le tasche dei soliti noti di incarichi e soldi pubblici. A far da tramite per conto dell’ingegnere desulese Salvatore Paolo Pinna ci sarebbero stati, secondo l’accusa, alcuni politici regionali come Antonello Peru e Angelo Stochino, ma nutrita è anche la schiera di politici attivi in piccoli Comuni e di funzionari pubblici.

La fantasia certo non manca ai protagonisti di questa vicenda, dal momento che per pulire il denaro si è ricorsi ai più svariati stratagemmi. Niente giochi di prestigio, ma manovre astute come le finte progettazioni di ferrovie in Qatar e in Serbia. Le consulenze per opere di ingegneria mai eseguite poi si sarebbero sprecate come quelle per la realizzazione di un centro clinico in Serbia e ancora le false progettazioni di opere pubbliche per il rifacimento di una parte della linea ferroviaria Palermo –Messina e della più vicina Macomer–Nuoro. Un altro caso eclatante riguarda il pagamento delle tangenti per la realizzazione di un impianto per la produzione di energia rinnovabile nella piana di Ottana. In quest’ultimo caso, le tangenti sono state giustificate mediante l’emissione di false fatturazioni per lavori mai eseguiti in Trentino Alto Adige relativi al rifacimento di una strada a Madonna di Campiglio.

Gli inquirenti si sono messi alla ricerca delle violazioni tributarie andando a esaminare i conti di otto società con sedi a Roma, Forlì e naturalmente Cagliari, base operativa dell’ormai famosa Essepi Engeneering che faceva capo proprio a Salvatore Pinna. A proposito di conti l’indagine tributaria è stata estesa anche a quelli di due professionisti – la procura non rivela i nomi – uno dei quali è risultato evasore totale. L’esito è stata la denuncia da parte della Guardia di finanza oristanese di sette amministratori di società, perché la legge prevede che siano tassati anche i guadagni derivanti dalla commissione di reati e in questo caso si parla di corruzione e turbativa d’asta. Sono stati poi segnalati all’Agenzia delle Entrate redditi non dichiarati e costi indeducibili per totali quattro milioni e 600mila euro oltre a Iva per un milione e 200mila euro. Ora si è in attesa delle decisioni dei vari magistrati sulle proposte di sequestri preventivi per equivalente avanzate per oltre 1 milione, somma corrispondente al totale delle imposte evase.

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