La Nuova Sardegna

Quattro femminicidi in quegli anni a Olbia

Quattro femminicidi in quegli anni a Olbia

Ada Ciocchetti violentata e ammazzata l’8 marzo, Antonia Cirillo bruciata: mai presi i responsabili

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OLBIA. Loredana Gottardi non fu l’unica donna uccisa in quel periodo a Olbia. L’inizio degli anni Novanta videro il capoluogo gallurese teatro di morti atroci di donne e di assassini feroci. Alla fine di dicembre del 1995, quasi due anni dopo l’omicidio Gottardi, a venne uccisa dando fuoco alla camera da letto della casa dove abitava, in via Lazio, Antonia Maria Cirillo, di origine salernitana, a Olbia da alcuni decenni. Aveva 53 anni, un matrimonio fallito alle spalle, due figlie lontane. Affittava camere alle ragazze dell'est del mercato della prostituzione, e si dedicava al volontariato nell'associazione degli anziani. La chiamavano “la cinesina”, affettuosamente, questi ultimi. Venne trovata dai vigili del fuoco in un bagno di sangue e nel nero dell'arredamento bruciato della cameretta del quartiere di Olbia dove tornava la sera. Uccisa con un corpo contundente, dopo un pestaggio, le era stata fratturata una gamba, e poi fatta bruciare, non si è mai saputo se ancora viva o quando era morta, dall'assassino che aveva lasciato sulla scena del delitto non si sa se come un segnale o come una trascurata traccia un preservativo usato.

La precedette nella cronaca delle donne uccise dopo un violenza, che è il tratto che accomuna questi omicidi, una prostituta francese, Camille Fary, ammazzata il 27 giugno del 1992 da un cliente reo confesso dopo qualche giorno, Augusto Busia. Ma la più simbolica di tutte, è la morte di Ada Ciocchetti. Involontariamente simbolica: la donna, casalinga 57enne di Perugia da tempo residente in città, venne uccisa la mattina dell'8 marzo del 1990, la giornata della donna. Era in campagna alle Saline a sud di Olbia per raccogliere asparagi da cucinare al marito, Otello Petrongari. L'assassino la sorprese tra i cespugli, e dopo averla tramortita a pugni la stuprò, stringendole il collo sino a soffocarla. Il cadavere fu scoperto più tardi dal marito. I sospetti del magistrato della procura di Tempio si appuntarono su un professionista olbiese, il quale negò ogni coinvolgimento in quell'assurdo quanto brutale assassinio sino al decesso. Nel 1993 il caso fu chiuso con un'archiviazione. Senza nessun colpevole.

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