La Nuova Sardegna

Su Facebook insulti e minacce alla Pes (Pd)

Caterina Pes
Caterina Pes

Lei pubblica tutto e ribatte: «Non mi fate paura, vado avanti». Solidarietà da tutte le forze politiche

22 febbraio 2018
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SASSARI. Tra chi le augura di subire cose terribili, c’è un uomo che nel suo profilo pubblica slogan contro la violenza sulle donne. Nonostante questo su Caterina Pes, deputata uscente del Pd e ricandidata al Senato, riesce a scrivere “disossatela!”. È il primo degli “auguri” che l’esponente politico oristanese riceve sulla sua bacheca Facebook dopo avere pubblicato il proprio santino elettorale contenente l’invito a mettere la croce sul simbolo del Pd. “Te la metto sul petto”, scrive uno. “In croce che ti mettano” aggiunge un altro. Per chiudere con il più articolato: “Devi dirci dove è il cimitero e cosa vuoi che ci scriviamo sulla lapide”. Tutti i commenti sono opera di uomini, tutti più o meno di mezza età, alcuni con evidenti nostalgie verso il Ventennio. La deputata Pes ha avuto un colpo al cuore nel leggere quello che Facebook le sputava addosso. Veleno, odio, nel puro stile degli haters boldriniani. E proprio come la presidente della Camera, Caterina Pes ha deciso di non stare in silenzio. Uno screenshot e via, gli insulti – così come i nomi e le facce degli autori - pubblicati sul suo profilo social, preceduti da questa frase: «Ecco alcuni simpatici commenti che ho ricevuto in questi giorni. Come vedete le argomentazioni politiche abbondano. Non mi fate paura, continuiamo a girare la Sardegna, ad ascoltare, a confrontarci. Sempre col sorriso».

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La solidarietà non si è fatta attendere – da amici ma anche tantissimi avversari politici – così come la condanna per un episodio giudicato gravissimo, intollerabile e che non può finire così, con la sola gogna mediatica. In tanti suggeriscono alla deputata Pd di rivolgersi alla polizia postale. E lei confida che forse lo farà, ma intanto spiega quanto era importante non abbassare la testa. «Non mi era mai accaduto niente di simile – dice durante la pausa di un incontro elettorale a Siamanna – e sono rimasta interdetta. Persone che non conosco mi augurano di morire. Sembra assurdo, soprattutto perché tra due settimane ci saranno le elezioni. Quale migliore strumento per esprimere dissenso e condivisione, se non il voto? Ho deciso di pubblicare quei messaggi perché di fronte a fatti del genere non si può restare inermi. Faccio un appello a tutti, perché si abbassino in toni e si recuperi la civiltà nelle comunicazioni. Io, intanto, vado avanti». (si. sa.)
 

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