La Nuova Sardegna

Abbanoa, nessun esubero I 207 avranno nuovi ruoli

di Silvia Sanna
Abbanoa, nessun esubero I 207 avranno nuovi ruoli

Il direttore generale Murtas: «Non ricorreremo alla legge Madia» Al via percorsi di riqualificazione e trasferimenti per le figure di vertice

24 febbraio 2018
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SASSARI. Nessun licenziamento ma ricollocazione per 207 dipendenti. E senza bisogno di ricorrere alla legge Madia, perché tutti resteranno all’interno dell’azienda, in Sardegna. Perché, spiega il direttore generale di Abbanoa, Sandro Murtas, «tutti possono essere utili ma è necessario riadattare le mansioni sulla base di esigenze differenti e dell’urgenza di rivedere ruoli e competenze». Nessun esubero dunque, ma percorsi di riqualificazione professionale e maggiore assunzione di responsabilità da parte di chi – tra i 207 – ha un livello contrattuale superiore rispetto alla mansione effettivamente svolta. Significa che «i capi dovranno fare i capi – dice Murtas – e questo potrà significare il trasferimento in altra sede all’interno della Regione. È un processo inevitabile che va governato: l’immobilismo uccide le imprese e il lavoro, Abbanoa lo ha capito da tempo e per questo il cambiamento ha deciso di anticiparlo e non di subirlo». Con i sindacati c’è già una bozza di intesa, tra lunedì e martedì i lavoratori riuniti in assemblea potranno esprimere accordo o dissenso.

Partiamo dai 207 dipendenti al centro della discussione, come si è arrivati a questo numero?

«È il risultato di una analisi sugli occupati e sulle mansioni. Da quando è nata Abbanoa questo tipo di verifica è stata fatta diverse volte per portare a un continuo adeguamento delle competenze rispetto al mondo del lavoro che cambia. La società si muove sulla base di piani d’azione, sono quelli che nel 2012 hanno portato per esempio alla creazione del settore “Misure” riqualificando 250 persone incaricate di andare nei territori a fare il censimento delle utenze. Sempre nel 2012 abbiamo creato il call center: dicevano che eravamo matti perché tutte le altre aziende esternalizzavano il servizio. Noi invece abbiamo riqualificato il personale. Esattamente come faremo con i 207 dipendenti oggetto dell’ultima verifica».

Quali sono le loro mansioni?

«Sono divisi in tre categorie. La prima è quella dei capi che non fanno i capi. Figure apicali di livello molto alto che svolgono mansioni inferiori. Ora dovranno andare a ricoprire ruoli di responsabilità. Il principio è questo: se uno è inquadrato come capo e pagato come tale, deve fare il capo».

Quanti sono i “capi” oggetto di verifica e quali prospettive si aprono per loro?

«Abbiamo una sessantina di posizioni scoperte e una quarantina circa di livelli apicali che possono andare a ricoprire il ruolo. Per farlo dovranno essere trasferiti di sede. È questo l’aspetto che sta generando malumori. Ma con il sindacato abbiamo da tempo individuato percorsi alternativi».

Significa che possono scegliere?

«Ci sono due possibilità. Il capo che per motivi suoi intende privilegiare la sfera privata può chiedere all’azienda di essere adibito ad altre mansioni richieste nel territorio, liberando così il ruolo da capo. La seconda possibilità è il telelavoro: siamo l’unica società in Sardegna che lo sta sviluppando concretamente. Ci sono diverse mansioni che possono essere svolte da casa sulla piattaforma grazie ai supporti tecnologici».

Che incidenza avrà il telelavoro nel futuro di Abbanoa?

«Ipotizziamo che una quota di circa 300 dipendenti sul totale di oltre 1300 possano essere delocalizzati. Per ora 35 dipendenti hanno presentato richiesta per essere ammessi alla piattaforma, il 7 marzo si comincia».

Tra i 207 dipendenti oltre ai capi quali sono le altre due categorie di lavoratori?

«Ci sono le figure intermedie, un centinaio tra impiegati e addetti allo sportello, che hanno deficit occupazionali: non lavorano come dovrebbero, quasi sempre perché sono stati “travolti” dal processo tecnologico. E questo è un problema. Saranno inseriti in un percorso di riqualificazione successivo alla valutazione delle attitudini e delle competenze. Investiamo su di loro per fare in modo che tutti in azienda lavorino allo stesso modo. Infine c’è una terza categoria di lavoratori, già inseriti nel processo di riqualificazione: si tratta di quegli operatori che per ragioni di salute o età sono diventati inidonei a svolgere una determinata mansione e per questo vanno ricollocati. L’obiettivo è fare in modo che siano utili come tutti gli altri».

L’Anci ha espresso preoccupazione, si sente di rassicurare i sindaci?

«I timori dell’Anci sono infondati perché con il sindacato abbiamo avviato un tavolo di confronto che esclude il ricorso alle liste dei cosiddetti esuberi previste dalla legge Madia che assicura un paracadute ai lavoratori rimasti fuori. Abbanoa si è mossa prima della Madia stabilendo che il ricollocamento può avvenire nello stesso contesto aziendale, individuando nuove funzioni adeguate ai tempi ed eliminando quelle diventate inutili. Chi non gestisce il cambiamento scoppia, perché viene travolto. È la nostra filosofia, alla quale è stato dedicato anche un libro».

Chi lo ha scritto?

«Materialmente l’ho scritto io. Si intitola “Balanced scorecard”, cioè “scheda di valutazione bilanciata”, la nostra bussola nella gestione strategica della società per migliorare la performance».

La parola d’ordine qual è?

«Flessibilità, capacità di adattamento. Faccio un esempio. Ricorda il film di Checco Zalone dedicato al posto fisso? Il protagonista metteva timbri, una funzione che da tempo non esiste più. Zalone in Abbanoa non avrebbe perso il posto di lavoro ma avrebbe fatto altro».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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