Piras ai minatori di Olmedo «Stop all’occupazione»
di Luigi Soriga
L’assessora regionale all’Industria critica gli operai ritornati nelle gallerie «Percorso avviato, se restano giù si fanno male da soli e non possiamo aiutarli»
22 marzo 2018
3 MINUTI DI LETTURA
SASSARI. La nuova discesa nel sottosuolo da parte dei minatori assomiglia un po’ allo struzzo che ficca la testa sotto terra e non si accorge di quello che succede intorno. Questa è la sensazione che la nuova protesta dei lavoratori di Olmedo ha suscitato nelle stanze della politica regionale. Insomma, mossa incomprensibile, e autolesionismo puro.
L’assessora all’Industria Maria Grazia Piras è piuttosto contrariata. E il suo messaggio, distillato all’osso, suona più o meno così: uscite al più presto, sospendete l’occupazione, se volete salvare i posti di lavoro e la miniera stessa.
Dice: «Che i minatori si sentano abbandonati dalla Regione suona davvero paradossale. L’ultimo faccia a faccia risale a giovedì scorso, e in quell’occasione abbiamo messo sul tavolo una bozza di accordo per cercare di salvaguardare tutti i 26 operai. Abbiamo accolto le loro osservazioni, e ci siamo lasciati per un nuovo incontro in tempi brevissimi, per esaminare il documento definitivo. Poi, tempo qualche giorno, vien fuori la nuova occupazione della miniera. Questo a mio parere – aggiunge la Piras – significa non voler vedere e riconoscere gli enormi sforzi che la politica sta facendo per venire incontro ai lavoratori. E significa farsi del male da soli, perché è un atteggiamento di rottura che non porta da nessuna parte, ma anzi rischia di vanificare i percorsi avviati». Poi spiega meglio: «Se l’obiettivo dei minatori è una ricollocazione definitiva all’interno di Igea, cioè la partecipata della Regione che si occupa delle bonifiche dei siti minerari, allora è meglio che per loro sia chiaro una volta per tutte: un simile passaggio non avverrà mai. Ma non perché non lo vuole l’assessore, ma perché è tecnicamente impossibile. I minatori erano dipendenti di un’azienda privata, e la norma non consente che vengano assorbiti a tempo indeterminato da una società in house. Chiuso il discorso. Se invece parliamo di un contratto a tempo all’interno di Igea, che consenta di impiegarli per 8 mesi, cioè il periodo necessario per svuotare le gallerie allagate e mettere in sicurezza il giacimento di bauxite, allora l’iter è fattibile. E di questo abbiamo sempre parlato. Ma la prima mossa adesso spetta ai minatori, perché finché va avanti l’occupazione, noi abbiamo le mani legate e non possiamo far nulla. Dicono che non c’è tempo da perdere? Che il livello dell’acqua sta salendo e che gli impianti sono a rischio? Bene, allora i minatori liberino il sito e in tempi brevissimi si potrà procedere con le bonifiche».
Per una prospettiva occupazionale a lungo termine, invece, la questione è molto più complessa. La bozza dell’accordo delineata tra sindacati e Regione contiene alcuni punti saldi: l’impegno da parte degli assessorati all’Industria e al Lavoro per trovare dei paracadute occupazionali più duraturi, e soluzioni per tutti i 26 lavoratori che tra poco si ritroveranno senza ammortizzatori sociali. Inoltre l’assessorato all’Industria cercherà risorse economiche utili a interventi che rendano nuovamente appetibile la miniera sul mercato.
«Abbiamo già predisposto due bandi, ed è quasi pronto il terzo – spiega Maria Grazia Piras – ma fino ad ora non ci sono state offerte concrete da parte di alcun investitore intenzionato seriamente a riavviare l’attività estrattiva. Purtroppo è un problema di leggi di mercato, e su queste noi possiamo incidere poco. Chi commercializza la bauxite ormai tende a rivolgersi alla Turchia o ad altri Stati dove l’estrazione avviene a cielo aperto, e dove i costi di produzione sono dimezzati. La qualità della nostra bauxite, certamente superiore, non è stato un fattore determinante nelle scelte. La realtà, è inutile girarci intorno, purtroppo è questa».
L’assessora all’Industria Maria Grazia Piras è piuttosto contrariata. E il suo messaggio, distillato all’osso, suona più o meno così: uscite al più presto, sospendete l’occupazione, se volete salvare i posti di lavoro e la miniera stessa.
Dice: «Che i minatori si sentano abbandonati dalla Regione suona davvero paradossale. L’ultimo faccia a faccia risale a giovedì scorso, e in quell’occasione abbiamo messo sul tavolo una bozza di accordo per cercare di salvaguardare tutti i 26 operai. Abbiamo accolto le loro osservazioni, e ci siamo lasciati per un nuovo incontro in tempi brevissimi, per esaminare il documento definitivo. Poi, tempo qualche giorno, vien fuori la nuova occupazione della miniera. Questo a mio parere – aggiunge la Piras – significa non voler vedere e riconoscere gli enormi sforzi che la politica sta facendo per venire incontro ai lavoratori. E significa farsi del male da soli, perché è un atteggiamento di rottura che non porta da nessuna parte, ma anzi rischia di vanificare i percorsi avviati». Poi spiega meglio: «Se l’obiettivo dei minatori è una ricollocazione definitiva all’interno di Igea, cioè la partecipata della Regione che si occupa delle bonifiche dei siti minerari, allora è meglio che per loro sia chiaro una volta per tutte: un simile passaggio non avverrà mai. Ma non perché non lo vuole l’assessore, ma perché è tecnicamente impossibile. I minatori erano dipendenti di un’azienda privata, e la norma non consente che vengano assorbiti a tempo indeterminato da una società in house. Chiuso il discorso. Se invece parliamo di un contratto a tempo all’interno di Igea, che consenta di impiegarli per 8 mesi, cioè il periodo necessario per svuotare le gallerie allagate e mettere in sicurezza il giacimento di bauxite, allora l’iter è fattibile. E di questo abbiamo sempre parlato. Ma la prima mossa adesso spetta ai minatori, perché finché va avanti l’occupazione, noi abbiamo le mani legate e non possiamo far nulla. Dicono che non c’è tempo da perdere? Che il livello dell’acqua sta salendo e che gli impianti sono a rischio? Bene, allora i minatori liberino il sito e in tempi brevissimi si potrà procedere con le bonifiche».
Per una prospettiva occupazionale a lungo termine, invece, la questione è molto più complessa. La bozza dell’accordo delineata tra sindacati e Regione contiene alcuni punti saldi: l’impegno da parte degli assessorati all’Industria e al Lavoro per trovare dei paracadute occupazionali più duraturi, e soluzioni per tutti i 26 lavoratori che tra poco si ritroveranno senza ammortizzatori sociali. Inoltre l’assessorato all’Industria cercherà risorse economiche utili a interventi che rendano nuovamente appetibile la miniera sul mercato.
«Abbiamo già predisposto due bandi, ed è quasi pronto il terzo – spiega Maria Grazia Piras – ma fino ad ora non ci sono state offerte concrete da parte di alcun investitore intenzionato seriamente a riavviare l’attività estrattiva. Purtroppo è un problema di leggi di mercato, e su queste noi possiamo incidere poco. Chi commercializza la bauxite ormai tende a rivolgersi alla Turchia o ad altri Stati dove l’estrazione avviene a cielo aperto, e dove i costi di produzione sono dimezzati. La qualità della nostra bauxite, certamente superiore, non è stato un fattore determinante nelle scelte. La realtà, è inutile girarci intorno, purtroppo è questa».