La Nuova Sardegna

Mediterraneo sempre più caldo, a rischio anche le tartarughe

Mediterraneo sempre più caldo, a rischio anche le tartarughe

L'indagine del Wwf: «Se non si dovessero ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera il Mare Nostrum perderà la metà delle specie»

24 marzo 2018
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SASSARI. «Se non si dovessero ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera il Mediterraneo perderà la metà delle specie». Non si tratta del trailer di un film catastrofico pronto a fare cassetta nelle sale di tutto il mondo ma di un report che nasce da basi molto più solide e che è stato presentato dall’Earth Hour, L’Ora della Terra, il movimento mondiale assisitito dal Wwf che invita al risparmio energetico. L’allarme, infatti, arriva dallo studio condotto dal Wwf insieme all’università britannica dell’East Anglia e all’ ateneo australiano James Cook University. Pubblicato sulla rivista Climatic Change, lo studio ha esaminato la situazione del Mediterreaneo nell’ambito di una ricerca più ampia sull’impatto del riscaldamento su 80mila specie di piante e animali in 35 aree del pianeta ricche di biodiversità. Il destino del Mare Nostrum sembra drammaticamente segnato. A meno che non si inverta la tendenza. Rapidamente. Secondo lo studio un aumento di 2 gradi centigradi della temperatura globale, il massimo consentito dall’accordo di Parigi sul clima, nel Mediterraneo metterebbe a rischio quasi il 30 per cento dei gruppi di specie analizzate, si legge nello studio. Senza un taglio alle emissioni di gas serra, con il termometro che salirebbe di 4,5 gradi, sparirebbe invece metà della biodiversità. Le specie più a rischio sono le tartarughe marine, soprattutto la Caretta caretta, e i cetacei.

Le previsioni drammatiche diffuse dal Wwf, purtroppo, trovano conferma nelle parola di chi “vive” il mare della Sardegna e lo studia partendo proprio dalla salvaguardia degli animali marini, in particolare delle tartarughe: «Purtroppo queste non sono novità per gli addetti ai lavori – spiega Andrea De Lucia, ricercatore del Cnr e responsabile scientifico del Centro di recupero delle tartarughe marine di Oristano – ma le cause non sono solo quelle determinate dall’innalzamento della temperatura del mare, anche se le responsabilità sono comunque umane. Rispetto a qualche anno è aumentata la presenza della plastica che ritroviamo all’interno dell’apparato digerente della Caretta caretta che ci vengono affidate. E nonostante si faccia molto per combattere la diffusione di questo materiale, ad esempio limitando la vendita dei sacchetti, la plastica è uno degli agenti inquinanti che vengono definiti emergenti». L’elenco delle specie a rischio non è limitato alle tartarughe marine: «In realtà si tratta di una lista enorme ma le specie con cui l’uomo ha maggiore dimestichezza sono appunto le Caretta caretta e le patelle ferruginee, che rischiano l’estinzione totale nel Mediterraneo – spiega De Lucia –. Poi ci sono quelle che sono già sotto stretta osservazione perché destinate a una sopravvivenza complicata come le anguille, le cernie, il tonno rosso e il corallo». Secondo l’esperto del Consiglio nazionale delle ricerche, poi, l’innalzamento delle temperature e il possibile innalzamento del livello del mare sarebbe un problema relativo per le specie animali, a eccezione di una che invece pagherebbe il conto più salato: «Il cambio delle temperatura delle acque del mediterraneo è considerata una perturbazione dell’ambiente e porterà cambiamenti alla distribuzione delle specie. Faccio un esempio: se le tartarughe marina visitano i mari della Sardegna solo quando sono più caldi, deponendo le uova nelle spiagge, con l’innalzamento delle temperature la loro presenza sarà spalmata in tutto l’anno. E quando le temperature saranno poco favorevoli, si sposteranno più a Nord. Chi invece pagherà sulla sua pelle il cambio di temperature il conseguente innalzamento delle acque è l’uomo, che, ad esempio, sarà costretto a rivalutare gli insediamenti sulle coste». Qualcuno lo chiama rapporto causa-effetto, qualcun’altro invece dice karma ma, in fondo, il concetto è lo stesso. (c.z.)

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