La Nuova Sardegna

Perquisizione alla Nuova, Ordine ed Fnsi scrivono a Mattarella

Il presidente dell'Ordine dei Giornliasti Carlo Verna
Il presidente dell'Ordine dei Giornliasti Carlo Verna

Flash mob nella sede dell'Ordine contro attacco a libertà stampa. Sconcerto per i fatti di Olbia

28 marzo 2018
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ROMA. «Sconcerto» e «forte condanna» sono espressi dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti in una lettera inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al ministro della Giustizia Andrea Orlando e al procuratore generale presso la Corte d'appello di Cagliari Maria Gabriella Pintus, alla quale ha aderito anche la Fnsi, dopo la perquisizione della redazione di Olbia de La Nuova Sardegna avvenuta ieri. I due enti hanno organizzato presso la sede dell'Ordine un flash mob, tappandosi le bocca e le orecchie ed oscurandosi gli occhi, per mostrare - come hanno spiegato il presidente dell'Ordine Carlo Verna e il segretario della Fnsi Raffaele Lorusso in una conferenza stampa convocata durante lo svolgimento del Consiglio - «indignazione per questo grave attacco alla libertà di stampa».

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Nella lettera si chiede anche «un immediato intervento anche ispettivo per accertare comportamenti fortemente lesivi dei primari diritti costituzionali e della libertà di stampa, principi costantemente ribaditi anche dalla Corte europea dei diritti dell'uomo».

Nella lettera si ricorda che «un magistrato della Procura di Tempio Pausania ha dato mandato alle forze dell'ordine di perquisire la redazione di Olbia de La Nuova Sardegna e di eseguire una perquisizione personale, domiciliare e sul luogo del lavoro nei confronti della giornalista Tiziana Simula, 'colpevole' solo di aver fatto il proprio lavoro, informando i cittadini su fatti che investono anche conflitti tra magistrati. Alla giornalista sono stati sequestrati tutti i computer, sia della redazione che personali, il telefonino e la documentazione presente in ufficio e in casa». Il consiglio dell'Ordine stigmatizza anche il fatto che «il magistrato ha ordinato per iscritto: 'se necessario (farete, ndr) la perquisizione personale delle persone che ivi si trovano e che vi giungeranno, con divieto di esse di allontanarsi prima della conclusione delle operazionì».

«Questa è una reazione immediata e unanime - ha detto Lorusso - il messaggio deve essere chiaro: nessuno fa una difesa corporativa. La perquisizione di Olbia è la punta di un iceberg, un elemento che si inserisce nell'escalation che punta a ridurre gli spazi della libertà di stampa». Lorusso ha quindi citato gli ultimi casi di perquisizioni avvenute nei confronti di giornalisti de La Stampa di Torino, de Il Sole 24 ore a Milano, oltre che a Napoli e Salerno.

«C'è la volontà - ha proseguito - di dire alla stampa: fai il tuo mestiere, ma non ti impicciare troppo. Quello che è avvenuto ieri è gravissimo non solo perché la polizia ha profanato il tempio laico che è la redazione, ma anche perché la collega ha subito una perquisizione per aver dato la notizia di un esposto su presunte irregolarità commesse da magistrati. In un Paese civile non ci possono essere santuari intoccabili. Comincio a chiedermi dove stiamo andando e dove siano le differenze, che si vanno attenuando, tra questo Paese e la Turchia, dove è vero che ci sono decine di giornalisti in carcere ma è anche vero che le perquisizioni sono all'ordine del giorno».

«Siamo indignati di quanto accaduto - ha aggiunto Verna - ora basta, non è possibile che questo Paese che è già indietro nelle classifiche per la libertà di stampa scenda ancora e che si continui con queste minacce a diritti tutelati dalla Costituzione e dalle norme europee». Al termine della conferenza stampa Lorusso ha anche annunciato la richiesta di un incontro ai nuovi presidenti delle Camere «per riprendere i dossier lasciati aperti nella scorsa legislatura che sono: le norme sulla cancellazione del carcere, sul contrasto alle querele bavaglio e al lavoro precario».

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