La Nuova Sardegna

Caso Nuova Sardegna, il Riesame: sequestro ingiustificato

Marco Bittau
Caso Nuova Sardegna, il Riesame: sequestro ingiustificato

Tablet, telefono e pc restituiti alla cronista. Le motivazioni dell’ordinanza: «Il giornalista non è un pubblico ufficiale, dare notizia di un esposto non è reato»

28 aprile 2018
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OLBIA. Il giornalista non è un pubblico ufficiale obbligato a rispettare segreti d’ufficio e la pubblicazione sul giornale di un esposto presentato in Procura da un cittadino non è di per sè un reato, e neppure necessariamente un “segreto” carpito dagli uffici della Procura. Lo ha stabilito con chiarezza il tribunale del riesame di Sassari nelle motivazioni dell’ordinanza di dissequestro di computer, telefono, tablet e memoria usb prelevati dai carabinieri (dopo una perquisizione personale e domiciliare) alla giornalista Tiziana Simula durante il blitz disposto un mese fa nella redazione di Olbia della Nuova Sardegna dal procuratore (facente funzioni) di Tempio, Andrea Garau. Epilogo clamoroso delle inchieste sui veleni al tribunale di Tempio con magistrati, avvocati e professionisti coinvolti.

Le motivazioni dell’ordinanza di dissequestro, depositate nei giorni scorsi, confermano su tutta la linea le ragioni della difesa della Nuova Sardegna e di Tiziana Simula – sostenuta dagli avvocati Sebastiano Chironi e Antonello Desini – che da subito hanno denunciato perquisizione e sequestro in redazione come atti di straordinaria gravità, sproporzionati in relazione all’oggetto dell’indagine della Procura, cioè sapere se l’esposto della discordia è trapelato furtivamente dagli uffici della Procura oppure no. Resta il fatto, grave, che quei quattro carabinieri in redazione pesano come un macigno e, come ha ricordato in questi giorni a Olbia il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, «danneggiano in modo irreparabile il rapporto dei giornalisti con le loro fonti d’informazione. Significa, in altre parole, che la libertà di stampa è in pericolo». Gravità della situazione confermata dalla segnalazione e richiesta di accertamenti inviata formalmente dalla Federazione nazionale della stampa e dallo stesso Ordine dei giornalisti al ministro della Giustizia Andrea Orlando, al procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio e al presidente della sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini.

Intanto, nonostante il decreto di sequestro sia stato fatto a pezzi dal Tribunale del riesame, Tiziana Simula – che si occupa ogni giorno delle cronache giudiziarie e che da mesi lavora sulle inchieste che stanno devastando il tribunale di Tempio – risulta ancora indagata per rivelazione di segreti d’ufficio. Secondo il procuratore Garau il “segreto” è la pubblicazione sulla Nuova dell’esposto presentato dall’ex presidente del tribunale di Tempio Francesco Mazzaroppi (a sua volta indagato nella vicenda delle presunte aste pilotate) contro l’ex procuratore di Tempio Domenico Fiordalisi e il pm romano Stefano Rocco Fava, accusati di aver insabbiato un’inchiesta per bancarotta fraudolenta riguardante il fallimento della Cavallino bianco srl del defunto imprenditore di Arzachena Sebastiano Ragnedda. Lo stesso della villa al centro dell’inchiesta sull’asta pilotata. L’esposto è stato presentato alla Procura di Tempio che, per competenza su eventuali indagini, lo ha trasmesso a quella di Perugia.

@marcobittau. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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