La Nuova Sardegna

Nella messa in limba le speranze per l’isola

di Mario Girau

L’omelia è stata tradotta in logudorese da un malato di sla di Pattada Monsignor Becciu: «La nostra terra ha bisogno di un futuro più sereno»

29 aprile 2018
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CAGLIARI. «La nostra terra ha diritto a “tempus benedidores”, a un futuro più sereno e tranquillo». Più che una speranza è una preghiera quella che monsignor Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, numero tre della gerarchia vaticana, eleva all’inizio dell’omelia in lingua sarda proclamata nella cattedrale cagliaritana per “Sa Die de Sa Sardigna”. A tradurre il testo dall’italiano al logudorese è stato Angelo Carboni, scrittore di Pattada malato di Sla: costretto a letto dal 2007, ha utilizzato il sintetizzatore oculare. Carboni è stato ringraziato da Monsignor Becciu, anche lui originario di Pattada. L’isola e i problemi della sua gente – povertà, disoccupazione, spopolamento, fuga dei giovani – non sono rimasti fuori della porta nella messa in limba che nel Duomo cagliaritano ha tagliato il penultimo traguardo del suo avvicinamento al riconoscimento ufficiale della Santa Sede. È necessario e obbligatorio il timbro finale e definitivo del Vaticano perché il sacrificio eucaristico sia celebrato con uguale solennità e ufficialità nelle dieci cattedrali sarde e nell’ultima - e nella più isolata e spopolata – delle oltre 630 parrocchie della Sardegna.

Messa in limba. “Sa missa cantada in su de setanta annos de s’Istatutu Sardu”, concelebrata da Becciu, dall’arcivescovo di Cagliari ArrigoMiglio, dal vescovo di Ozieri, Corrado Melis, e dal vescovo emerito di Lanusei, Antioco Piseddu, è stata veramente una messa del popolo e ha presentato, come “Offertorio”, le speranze, le attese, i bisogni della “Chiesa di Dio che si trova in Sardegna”. Il popolo sardo è stato presente alla prima messa in limba anche attraverso le parole di due bambini: Eva Loy Fernandez ( 8 anni) che ha pregato “ po is babbus e mammas de tottu su mundu” e Pablo Loy Fernandez (12 anni) che ha pregato per i ragazzi e i giovani. Altri hanno pregato utilizzando altri dialetti, dal gallurese al tabarchino al catalano “per i lavoratori di Ottana che hanno perso il lavoro” e per “i paesi che si spopolano”. Una messa del popolo sardo, presenti le autorità, guidate dal presidente della Regione Francesco Pigliaru e del consiglio regionale Gianfranco Ganau

Il significato. Sono almeno due i significati della celebrazione. «Anche nella lingua sarda è possibile ed è bello lodare Dio”, ha detto monsignor Becciu nel saluto introduttivo. Inoltre, la messa, che presenta a Dio in ogni celebrazione “i frutti della terra e del lavoro dell’uomo”, offre da oggi l’opportunità di poter sottolineare e porre all’attenzione comune anche in limba le problematiche socioeconomiche e le attese della Sardegna che da tanto tempo chiedono di essere prese in considerazione.

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