La Nuova Sardegna

Cronaca, stop ai bavagli la verità prima di tutto

di Stefano Ambu
Cronaca, stop ai bavagli la verità prima di tutto

Confronto promosso dopo le perquisizioni disposte dalla Procura alla Nuova La testimonianza di Tiziana Simula: rimane la paura di perdere le proprie fonti

02 giugno 2018
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CAGLIARI. Carabinieri, perquisizione personale e domiciliare, sequestro del computer e del telefono. Il dopo, anche se sono passati due mesi e il pc è ritornato al suo posto, per un giornalista non è mai uguale a prima. C'è la paura di scrivere. E c'è il timore di non avere più informazioni dalle fonti con messaggi e mail. Con dei rapporti fiduciari che improvvisamente non ci sono più. È la testimonianza della cronista di giudiziaria della Nuova Sardegna Tiziana Simula dopo l'iniziativa della procura di Tempio, avviata in seguito ad alcuni articoli scritti dalla giornalista sulle vicende del tribunale del centro gallurese. È il costo della ricerca della verità. Alto, molto alto. «Mi sembrava di essere in un film», ha detto la cronista nel ricordare quanto accaduto il 27 marzo nella redazione olbiese della Nuova. E da un film, "Cento passi", è partita la conferenza dibattito organizzata dall'Osservatorio per la giustizia intitolato "Processo penale e diritto all'informazione". Un'altra isola, un'altra storia. Un'emittente coraggiosa, Radio Aut. E un giornalista che vuole dire la verità, Peppino Impastato. Quarant'anni fa era finita male, con un omicidio camuffato da incidente o da suicidio. E ora si può cercare la verità? E a quale prezzo? «Bisogna ricordare Impastato – ha detto Antonio Di Rosa, direttore della Nuova Sardegna – ma anche Falcone e Borsellino. Tutti sono chiamati eroi, ma non ci dovrebbero essere eroi perché sono persone che hanno fatto il loro dovere». Il caso Simula? «Le notizie si devono pubblicare – ha continuato – non si possono imbavagliare. Altrimenti dovremmo fare un altro mestiere. I giornalisti quando fanno bene il loro dovere sono scomodi». Il mondo dell'informazione ha già preso posizione. «Quando un giornalista fa il suo lavoro e il suo dovere – ha ribadito Francesco Birocchi, presidente regionale dell'Ordine dei giornalisti – tutto ciò che gli viene imputato deriva da altri contesti e non ha nulla a che fare con l’esercizio della professione». E la cronaca giudiziaria? «Si deve rispettare la presunzione di non colpevolezza- ha sottolineato- e in caso di assoluzione deve riportare la notizia in maniera appropriata". Ma ci sono anche situazioni particolari. Le fonti? Soggetti interessati, polizia giudiziaria, legali delle parti, magistrati inquirenti. «Quando il giornalista sa qualcosa – ha detto – deve scriverla, lo dice la nostra deontologia. Simula ha fatto quello che si doveva fare e si dovrà sempre fare. Quello che è successo ci ha colpito molto. Tutto finito con il dissequestro? No, è rimasta la paura. La situazione in generale non è bellissima. Ci sono i giornalisti sotto scorta, ci sono le querele temerarie». Ma i giornalisti non sono nemici. «Noi avvocati tuteliamo il diritto di difesa – ha detto Patrizio Rovelli, Osservatorio della giustizia – ed è importante il rapporto con l'informazione: crediamo a questa saldatura con il giornalismo positivo. Dall'immediato dopoguerra – ha ricordato – in Italia sono stati uccisi diciotto giornalisti». Rovelli ha richiamato l'attenzione sui presunti colpevoli e sulle marce indietro. «Purtroppo mi sono imbattuto in conferenze stampa che indicavano come responsabili di crimini persone ancora prima di essere giudicate. Lo dico perché nella mia esperienza è capitato anche che chi era stato già "condannato" poi sia stato ricoperto di scuse».

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