La Nuova Sardegna

Servono nuovi criteri per dare le stelle agli hotel

Servono nuovi criteri per dare le stelle agli hotel

Nell’isola Federalberghi condivide la proposta arrivata dal governo

12 giugno 2018
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SASSARI. Stop alle stelle cadenti degli hotel scadenti. La campagna lanciata dal nuovo ministro del Turismo, Gian Marco Centinaio, trova un sostenitore nel numero uno della Federalberghi sarda, Paolo Manca. In troppi hotel il numero di stelle non corrisponde all’effettiva qualità della struttura. Colpa di un sistema di classificazione datato che l’esponente del governo Conte annuncia di volere cambiare. «Se le stelle non corrispondono allo standard effettivo non è un buon biglietto da visita per i turisti stranieri», ha dichiarato Centinaio al Corriere della sera. Parole che, in qualche modo, Manca fa sue. «Noi ribadiamo che servono maggiori controlli – dice –. Anzi, auspichiamo che il controllo delle stelle degli hotel venga fatto utilizzando il sistema Hotrec, l’associazione europea degli alberghi e dei ristoranti».

In che cosa consiste?

«È necessario un sistema unitario di classificazione degli alberghi basato su criteri e direttive comuni, valido per tutti i Paesi europei. In Italia invece la disciplina varia da regione a regione, a cui sono stati poi aggiunti dei parametri per legge. Ma dobbiamo anche dire che oggi le stelle non hanno quasi valore commerciale. Anzi, provocano poca chiarezza. Oggi un hotel può fregiarsi delle stelle pur non disponendo di determinati servizi».

Qual è il motivo?

«In molti casi dalla classificazione sono passati anni. E se allora premiavi la struttura perché aveva il fax o il telex, oggi non puoi non tenere conto se sia o meno dotata di wi fi. Invece questo non succede. Ha ragione Centinaio quando dice che occorre una maggiore chiarezza normativa, che i requisiti vanno aggiornati per avere una classificazione con principi al passo con i tempi e che soprattutto servono organi competenti che vadano a verificare le dichiarazioni dell’albergatore».

Come funziona oggi in Italia il sistema delle stelle?

«L’albergo al momento della apertura acquisisce dei punti in funzione di ogni servizio. Sia per quanto riguarda la struttura che il personale. Una volta dichiarati i servizi, all’hotel viene attribuito un punteggio, a cui corrispondono le stelle. Il problema è che quella prima classificazione non viene quasi mai aggiornata. Per questo capisco cosa vuole dire il ministro e lo apprezzo molto. Faccio un esempio...».

Dica.

«Negli ultimi anni abbiamo fatto inserire le 3 stelle superior e le 4 stelle superior, proprio per diversificare. Ma oggi ci troviamo di fronte a 5 stelle che vendono la stanza a 80 euro e 4 stelle superior che la vendono a 200. Manca la congruità, perché la qualità dichiarata non corrisponde a quella prestata. Più che le stelle le regole le fa il mercato».

In che senso?

«A decidere sono il voto di Booking e il prezzo. Se fai pagare 100 euro quando gli altri ne chiedono 330 il mercato ti ha già condannato a prescindere dalle stelle. Ecco perché è necessario ridare valore alla classificazione ufficiale. Servono norme chiare per capire quali sono i parametri che danno valore. Un tempo i 5 stelle si chiamavano lusso, perché la stanza non doveva essere solo bella, ma lussuosa, doveva avere il superfluo».

Qual è la situazione in Sardegna?

«Siamo la regione con la media più alta di 4 e 5 stelle. Possiamo contare su oltre 30 hotel a 5 stelle, circa 250 a 4. E pensare che fino alla fine degli anni Novanta gli unici alberghi di lusso erano in Costa Smeralda. Il primo fuori dal comune di Arzachena è stato in quegli anni il Forte Village. Tutti gli altri sono nati dopo il Duemila».

Centinaio ha anche detto che i siti come Booking non devono pubblicizzare b&b improvvisati, e spesso irregolari.

«È una battaglia che noi come Federalberghi stiamo conducendo da anni. In questo momento su Booking ci sono 12.681 alloggi in vendita in Sardegna. Eppure tra i 920 alberghi e le circa 3mila tra seconde case, b&b e agriturismi autorizzati non si arriva ai 4mila. Questo vuole dire che gli altri oltre 8mila alloggi sono abusivi e rifuggono l’Iva, la Tarsu e le altre tasse. Costi che ricadono tutti sulla comunità». (al.pi.)

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