La Nuova Sardegna

Festha manna a Sassari, emozione e devozione

di Pinuccio Saba
Festha manna a Sassari, emozione e devozione

Una folla entusiasta ha ballato e applaudito le evoluzioni degli undici Ceri. Partecipazione alta nonostante le restrizioni: tanti gli stranieri

15 agosto 2018
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SASSARI. La solita, incredibile, affascinante Faradda. Che ha portato lungo il percorso migliaia di persone e non solo i sassaresi in ciabi che devono sciogliere il voto alla Madonna dell’Assunta per aver liberato la città da una pestilenza. Prima in piazza Castello e poi lungo il percorso, un rincorrersi di parlate venete, lombarde, piemontesi, romagnole. E tanti stranieri. Che non hanno voluto perdere lo spettacolo offerto da quegli undici ceri che seguendo un preciso ordine di discesa, hanno attraversato il cuore della città fino a raggiungere la chiesa di Santa Maria in Betlem.

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Senza scordare, poi, che quegli undici ceri sono anche un atto di fede in onore della Madonna. Uno spettacolo che ha coinvolto anche chi aveva già assistito alla Faradda. Come l’arcivescovo Gian Franco Saba. Che aveva già partecipato alla festa di Ferragosto, ma «stavolta era diverso, decisamente più coinvolgente».

Tanta gente quindi, lungo quelle strade percorse da secoli dagli otto portatori per candeliere, in una danza che si fa sempre più coinvolgente. Nel rispetto della tradizione che rappresenta la vera anima della Festha Manna. Con qualche piccola innovazione “ufficiosa” che però lascia intatto lo spirito della Faradda. Che è e rimane una festa di popolo.

E così mentre piazza Castello veniva invasa dagli undici ceri e dai Gremianti, non mancavano i venditori di tutte quelle chincaglierie che fanno la gioia dei più piccoli. Anche questa è la Festa dei Candelieri. Che conservano intatto il loro fascino.

Martedì però è stato fatto un piccolo strappo alle regole della Faradda: all’uscita della chiesa del Rosario, dove l’arcivescovo ha benedetto gremianti e portatori, il sindaco, la giunta e diversi consiglieri comunali hanno raggiunto piazza Castello dove è stato osservato un minuto di silenzio per la tragedia di Genova.

Come vuole la tradizione, poi, i maggiorenti (veri e presunti) si sono ritrovati a Palazzo di Città, in attesa del Candeliere dei Massai per la cerimonia dell’Intregu, il brindisi beneaugurante che si chiude con il classico a zent’anni! Con loro anche gli ospiti che hanno aderito alla rete delle Macchine a Spalla, diventate patrimonio immateriale dell’umanità.

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Amministratori di enti pubblici e privati, associazioni, ex amministratori comunali, provinciali e regionali, ex parlamentari. Quest’anno, inoltre, c’era una importante presenza istituzionale, quella del presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau di Sassari, che da ex sindaco non poteva mancare alla Faradda. Un po’ la Sassari che conta, anche perché l’appuntamento a Palazzo di Città serve a tastare il polso agli umori dei sassaresi, in vista delle immancabili consultazioni elettorali.

Va anche detto che, quest’anno, Palazzo di Città era meno affollato del solito ma solo perché il Comune ha contingentato inviti e autorizzazioni. Ma chi vuole partecipare alla vita pubblica cittadina non può perdere l’appuntamento con l’Intregu.

Cerimonia che ormai segue una ritualità consolidata, con l’obriere dei Massai che brinda con il sindaco. E all’uscita di Palazzo di Città il giudizio del popolo. Ma la festa è anche integrazione. Una festa che ha coinvolto migliaia di immigrati, che da anni hanno ormai “occupato” la parte bassa del centro storico. E fa un certo effetto vedere un ragazzo di chiare origini straniere rivolgersi agli amici in perfetto slang sassarese. Una Festha Manna che ha ereditato anche l’aspetto meno sacro, come la lunga teoria di bancarelle che oramai fanno parte integrante della festa.

Un festa perfettibile, sia ben chiaro, soprattutto per quanto riguarda la durata della processione che ieri è andata ben oltre la mezzanotte. Termine entro il quale i sassaresi devono sciogliere il voto all’Assunta, portando dentro la chiesa di Santa Maria tutti i Candelieri che hanno sfilato in processione.

Piccoli intoppi, come il cedimento strutturale del Candeliere dei Contadini, che hanno concluso la processione senza ballare il cero. Intoppi che però non hanno certo rovinato la festa ai sassaresi che preparano la Faradda tutto l’anno. E se è vero che la festa si conclude solo con il rientro dei ceri nelle chiese che normalmente li ospitano, è altrettanto vero che Gremi, Intergremio, Comune e Arcidiocesi pensano da subito alla Faradda dell’anno dopo.

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