La Nuova Sardegna

Prevenzione dei tumori all’isola la maglia nera

di Claudio Zoccheddu
Prevenzione dei tumori all’isola la maglia nera

La Sardegna è tra le regioni con le percentuali più basse di sopravvivenza Arru: «Screening in ripresa ma dobbiamo sensibilizzare la popolazione»

28 settembre 2018
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SASSARI. Anche l’Italia dell’oncologia viaggia a due velocità. Se lo Stivale fosse un treno, il Nord sarebbe alloggiato in prima classe mentre il Sud starebbe in seconda. E la Sardegna occuperebbe il penultimo vagone. I dati che dimostrano questa differenza sono stati prodotti dall’Aiom, l’associazione italiana di oncologia medica che da otto anni si occupa di censire “i numeri del cancro” in Italia. in questo caso, l’Aiom ha misurato le percentuali di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi e i numeri che sono venuti fuori sono preoccupanti, per usare un eufemismo. Al Nord si sopravvive di più, al sud si muore con maggiore facilità. Non solo, anche le percentuali dei giovani fumatori sono molto più alte nel meridione dove è stato registrato un vero e proprio boom di fumatrici di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Il fascino della sigaretta, quindi, non è stato scalfito nemmeno dalla campagna antifumo riprodotta su ogni pacchetto.

I dati. Le regioni in cui è più la percentuale di pazienti che sconfiggono il cancro sono Emilia-Romagna e Toscana, dove il 56 per cento degli uomini e il 65 per cento delle donne hanno superato la malattia. Il paragone con la Sardegna è imbarazzante: l’isola è penultima in Italia con il 49 per cento degli uomini e il 60 per cento delle donne che sono ancora in vita 5 anni dopo la diagnosi. La differenza potrebbe essere prodotta da due fattori. Il primo è lo stile di vita scorretto e le abitudini poco salubri della popolazione ma il più importante è sicuramente dettato dalla scarsissima adesione ai programmi di screening che sono importantissimi perché consetono di individuare la malattia quando è ancora allo stadio iniziale e quando le possibilità di guarigione sono più alte. Nell’isola i centri che si occupano di questa pratica sono 8 e ci sono centri screening a Sassari, Olbia, Nuoro, Lanusei, Oristano, Sanluri e Cagliari. La popolazione di riferimento è piuttosto vasta dato che ci sono 501.973 donne di età compresa tra 25 e i 64 anni per il carcinoma della cervice uterina, 209.533 donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni per il carcinoma della mammella, 409.656 uomini e donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni per il carcinoma del colon retto.

La Regione. L’assessorato alla Sanità sta provando ad alzare la soglia di attenzione sulla prevenzione: «Lo screening è in ripresa in tutte le Assl – annuncia l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru –, sono attivi tutti e tre gli screening divenuti Lea. Stiamo anche affrontando le criticità organizzative legate alla precarietà del personale dedicato ai centri screening, agevolando la loro stabilizzazione. Inoltre cerchiamo di favorire la prossimità dell'offerta, l’accordo con le Farmacie è un esempio dato che i cittadini potranno consegnare i campioni sotto casa. E poi andiamo verso un grosso cambiamento nello screening della cervice uterina che con la nuova metodica impegnerà le donne ad un controllo ogni 5 anni. Resta da implementare il numero di specialisti e la sensibilizzazione della popolazione all’adesione di un'offerta attiva e gratuita».



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