La Nuova Sardegna

«Non piaci ai clienti» Rifiutata l’assunzione a un pizzaiolo africano

di Giuseppe Pulina
«Non piaci ai clienti» Rifiutata l’assunzione a un pizzaiolo africano

Un gruppo di cittadini ha denunciato l’episodio sul web I ristoratori si giustificano: dispiace ma affari a rischio 

10 ottobre 2018
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TEMPIO. La denuncia, sotto forma di lettera, sta facendo il giro del web. Gli autori si firmano come un gruppo di cittadini e l’intento che li ha spinti a scriverla è quello di rendere pubblico un fatto accaduto a Tempio che farà sicuramente discutere: a un giovane africano è stato rifiutato di lavorare in una pizzeria in modo da prevenire le possibili proteste dei clienti. L’accaduto stridere con l’immagine di Tempio come città aperta, «una tranquilla cittadina di provincia – si legge – dove si promuove a più livelli la mobilità internazionale di giovani studenti, dove le persone viaggiano e conoscono altre realtà, dove associazioni di volontariato si mobilitano per la solidarietà, e dove, comunque, la presenza di un ragazzo straniero, africano, non è gradita al banco di una pizzeria al taglio».

La lettera richiama le “ragioni” dei titolari dell’esercizio. «Ciò che difendono – scrivono i cittadini – è la stabilità del loro lavoro, per paura di perdere clienti affezionati che a seconda di chi vedono al bancone storcono il naso e pensano di cambiare pizzeria. Ché la pizza è una cosa italiana, si sa – ironizzano – E anche per consegnarla ci vogliono mani italiane. Accade allora di pensare che gli stranieri è meglio se rimangono a casa loro. E quelli che sono già qua, che vadano a lavorare, che sono robusti».

Ma il punto, secondo i firmatari, è proprio questo: quando il lavoro c’è, ottenerlo è un’impresa se non si hanno tutti i “requisiti” in regola. I titolari del locale non smentiscono l’accaduto. Tengono, anzi, a spiegare ciò che li ha spinti ad agire così, precisando che in passato (e si tratta di un fatto accertato) avevano assunto personale di diverse nazionalità, senza badare mai a convinzioni religiose, stili di vita e tanto meno al fatto che questo dovesse essere rigorosamente italiano. Un’esigenza, se così la si vuole chiamare, sentita invece di recente, a causa di qualche cliente che avrebbe manifestato il proprio disappunto. Il timore di perdere clienti in un momento economicamente non facile avrebbe fatto il resto, portando così i titolari della pizzeria alla decisione di non assumere il giovane africano.

Dagli autori della lettera viene fuori una proposta-sfida e che potrebbe piacere a quella parte di clienti e consumatori che badano più alla qualità del servizio e del prodotto che alla nazionalità del lavoratore. «Potrebbe accadere che questi italiani, gli stessi che si sentono cittadini del mondo e che amano i viaggi, gli scambi e gli incontri, non siano disturbati dagli stranieri che lavorano, ma anzi ne siano contenti. E decidano di sostenere l’attività di chi ha scelto di assumere qualche straniero a rischio di perdere clienti. Potrebbe accadere che a fine serata si scopra di aver venduto qualche pizza in più e non qualcuna in meno. Potrebbe accadere di scoprire che scegliere di giustificare le discriminazioni non paghi, perché i cittadini che si indignano per le ingiustizie sono più numerosi di quelli che le praticano».



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