La Nuova Sardegna

Lo sfogo del proprietario: Victor era come un figlio

di Luigi Soriga
Lo sfogo del proprietario: Victor era come un figlio

L’uomo racconta la sua versione dell’aggressione del cane al bambino: «Ho visto che l’aveva morso, ho tirato il collare con tutta la forza e l’ho ucciso»

14 ottobre 2018
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SASSARI. «Per me quel cane era come un figlio. La gente non ha idea di quanto io stia soffrendo e quanto mi manchi. E quanto mi senta in colpa per averlo ucciso. Ma non l’ho fatto apposta. Mi sono trovato in quella situazione concitata e ho agito d’impeto: Victor aveva azzannato la gamba del bambino, lui gridava per il dolore, i genitori urlavano, il cane era eccitato e fuori controllo, e io ho tirato il collare a strozzo con tutta la forza che avevo, una due, tre volte finché non ha mollato. Poi è crollato ai miei piedi, e io mi sono inginocchiato sopra di lui. E quando mi sono accorto che non respirava sono scoppiato a piangere. Probabilmente strattonandolo con violenza gli devo aver lesionato l’osso del collo o la trachea. Io faccio palestra, ho forza, e in tutta quella agitazione probabilmente non l’ho saputa dosare. Ma ero terrorizzato dal fatto che potesse fare del male a quel bambino indifeso».

I genitori del bimbo però hanno raccontato una versione differente. Lei che si allontana col rottweiler e poi lo sopprime strozzandolo.

«Non so perché abbiano voluto farmi del male raccontando una dinamica non vera. Forse perché tra noi i rapporti non erano buoni, forse perché sono persone particolari, con le quali è difficile stabilire un rapporto sereno, tanto è vero che hanno litigato con tutto il condominio. So solo che mi hanno fatto passare per un mostro, hanno detto che bastonavo Victor e che lo maltrattavo. Questa è la cosa che mi ferisce di più, perché io e quel cane eravamo una sola cosa».

«L’ho preso che aveva un anno e gli ho salvato la vita. Non ho badato a spese per pagare cure e ricoveri. Ed è sempre stato seguito dal veterinario, osservava una dieta, era pulitissimo. Vi sfido a fare una cosa: fermate a caso tutte le persone che passano in questa via, o suonate i campanelli e chiedete che rapporto c’era tra me e il cane».

In effetti su quindici persone intervistate, tutti hanno confermato di non aver mai visto il proprietario picchiare il cane. Aveva un piglio deciso, un tono autoritario, ma nessuna bastonata. Anche il taxi tog Andrea Loriga, che ha ritirato la carcassa del cane e che conosceva bene Victor e il proprietario, conferma: «Lui stravedeva per quel cane. Rimaneva ospite nel mio resort anche un mese, quando il padrone aveva impegni di lavoro o andava in vacanza. Poteva scegliere una struttura di accoglienza più economica, ma per lui non badava a spese. Era un cane equilibrato che non ha mai dato segni di aggressività. E il padrone chiamava ogni giorno per accertarsi che stesse bene. Era autoritario ma si vedeva che lo adorava. E il cane non aveva alcun timore del padrone».

Perché non lo teneva al guinzaglio o con la museruola?

«Questa è la cosa che non mi dà pace e mi rimprovero. Il mio errore imperdonabile. Solo che Victor era iperattivo, trascorreva molte ore chiuso in casa e quando usciva per lui era una festa. Mi dispiaceva tenerlo legato e non farlo sfogare. Poi ero convinto di riuscire a controllarlo sempre, di averlo addestrato bene. Non pensavo potesse aggredire un bambino. E non l’avrebbe mai fatto se non fosse stato per la reazione inconsulta del genitore».

Racconti cosa è accaduto.

«Victor passeggiava con me. Ha sentito le voci di quella famiglia e gli è corso incontro. Secondo me non aveva intenti aggressivi. Io l’ho chiamato ma lui ha proseguito. E quando è arrivato a poca distanza da quelle persone, il padre ha cominciato a urlare e a scacciarlo a calci. E la madre ha ruotato il passeggino. Lì Victor ha sentito le urla del bimbo di tre anni e ha visto le gambe penzoloni fuori dal passeggino. Gli è scattato qualcosa, forse l’istinto predatorio, e ha attaccato quelle gambe come fossero la corda con la quale gioca. Poi non si è più fermato».

Dicono che con il cane lei fosse un sergente di ferro, e gli impartisse un’educazione molto rigida. Un approccio brusco, per il quale le sono stati rivolti rimproveri.

«Questo non posso negarlo. Come è vero che lo strattonavo quando tirava, o lo colpissi col guinzaglio o con degli schiaffi quando disobbediva. Ma mai tenuto un bastone in mano, e mai colpito per far male. È una razza complicata, mi sono confrontato con degli educatori che mi hanno detto di avere polso con lui, di non farmi mai sopraffare. Ero severo, ma a scopo educativo. Per consentirgli poi il privilegio di tenerlo sciolto».

Mostra un video nel telefonino: si vede Victor lontano una ventina di metri. «Seduto!» e lui obbedisce. «A terra!» e il cane poggia la pancia sul pavimento. «Morto!», e Victor si sdraia sul fianco. «Vieni qua!» e si becca la ricompensa a base di prosciutto. «Era docile, addestrato, socievole con tutti. Mai avuto problemi, se non con un gatto che aveva tentato di fare fuori. Quando rientravo a casa era sempre una festa. Potete immaginare come mi senta ad averlo ucciso con le mie mani».



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