La Nuova Sardegna

Regione contro governo: «Ci porta via 285 milioni»

Bloccato il trasferimento delle risorse già inserite dalla giunta nella Finanziaria Furioso l’assessore Paci: «I parlamentari sardi devono impedire questa truffa»

09 novembre 2018
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CAGLIARI. L’ex senatore Luciano Uras, Campo progressista, lo aveva detto: «Il governo Lega-Cinque stelle sta preparando un brutto scherzo alla Sardegna». Previsione azzeccata: nella prossima Legge di stabilità, la Ragioneria generale dello Stato ha scaricato sulle spalle dei sardi un altro saccheggio. È di ben 285 milioni e li ha sistemati dentro la solita voce, quella degli accantonamenti, e quindi fra i trasferimenti che Roma blocca a ogni regione per risanare il debito pubblico nazionale. Però quegli stessi milioni, come ribadito tempo fa dalla Corte costituzionale, non possono essere più pretesi dallo Stato. È un prelievo forzoso ormai scaduto – risale ai tempi del governo Monti, era il 2012 – e siccome non è stato neanche concordato con la Regione è diventato di fatto fuori legge.

Regione furibonda. Il blitz del governo Conte e della Ragioneria ha scatenato subito la reazione della giunta Pigliaru. «Siamo di fronte all’ennesima provocazione», ha tuonato il vicepresidente e assessore al bilancio Raffaele Paci. Prima di tutto, perché dai possibili 287 milioni non contestati dalla Sardegna come «contributo al disavanzo nazionale», ora i sardi si ritroverebbero, all’improvviso e ingiustamente, a doverne pagare 536, e quindi esattamente 251 milioni in più. «È uno scandalo», ha ribadito Franco Sabatini del Pd, presidente della commissione bilancio del Consiglio regionale. Per poi, insieme a Paci, lanciare un appello ai parlamentari sardi e in particolare a quelli che fanno parte della maggioranza in Parlamento: «Fermiamo questa furbizia». Col vicepresidente della Regione che ha rincarato la dose: «Il Governo sta mettendo in atto una vera truffa nei confronti della Sardegna. Siamo di fronte a un trucco inaccettabile».

L’inganno. Secondo la Regione è palese e anche offensivo l’attacco di Roma: «Da luglio in poi, abbiamo inviato un’infinità di lettere a Palazzo Chigi – scrive Paci – ma mai ci hanno risposto». Il silenzio è stato assoluto da parte del premier Conte, dei vice Di Maio e Salvini e allo stesso modo s’è comportato il ministro dell’economia Tria. E invece proprio dentro questo buco nero la Ragioneria ha lavorato nell’ombra prima e realizzato poi il trappolone. Questo: nonostante la sentenza della Corte e anche un parere favorevole alla Sardegna dell’Avvocatura dello Stato, nella tabella finale, è all’interno della Legge di stabilità, sono stati reinseriti 285 milioni di accantonamenti ormai decaduti. È stato questo il primo affronto, ma non l’unico.

La beffa. C’è anche questa, oltre il danno palese, perché nel frattempo quegli stessi milioni, i 285, dalla Regione sono stati inseriti nella Finanziaria 2019 per azzerare il debito della sanità e investimenti di vario tipo. Ma è la beffa a fare quasi più male del danno. Visto che la Ragioneria ha scritto: se è vero che entro la fine di marzo la quota di accantonamenti dovrà essere concordata con le e Regioni, come è stato imposto dalla Corte, il «contributo di quelle a Statuto speciale dovrà essere in tutto intorno ai 2 miliardi e 376 milioni». In altre parole, se una fra Valle d’ Aosta (123 milioni), Friuli (716), Sicilia (un miliardo) e Sardegna (536) dovesse rifiutarsi di pagare anche solo una parte del« contributo di solidarietà», comunque dovranno essere le altre ad accollarsi la differenza. Chi lo farà? Nessuno. È davvero difficile pensare che una o più Regioni arrivino a rinunciare ai soldi per un sentimento di generosità verso le altre eventualmente ribelli. A questo punto, è chiaro: la Ragioneria, pretendendo in ogni caso quella somma totale, i 2 miliardi e oltre, è come se avesse blindato tutti gli accantonamenti e negato a priori alle Regioni qualsiasi possibilità di protestare.

L’accusa. «Siamo al ridicolo – ha commentato Paci – È una vera presa in giro, soprattutto perché questa sorta di solidarietà fra le Regioni è impensabili. È possibile immaginare che qualcun altro si faccia carico delle nostre quote? Ovviamente no. E po è una mossa inqualificabile perché continua a essere del tutto oscuro il meccanismo che porta lo Stato a quantificare gli accantonamenti, facendo addirittura riapparire quelli scaduti». Ancora: «Il governo ha deciso di aumentare il deficit nazionale dicendo addio all’austerity, ma lo fa scaricandolo sulle Regioni e anche questo è inaccettabile». Per poi ricordare che tra ricorsi vari, in questi anni, la Giunta, ha già contestato 219 milioni di accantonamenti, non pagandoli, fino a ottenere un risparmio di oltre mezzo miliardo rispetto alle pretese dello Stato.

L’appello. Paci: «Deve esserci un’immediata mobilitazione di tutte le forze politiche, sociali e istituzionali, insieme ai parlamentari sardi, per difendere gli interessi della Sardegna». Sabatini ha aggiunto: «Davanti all’arroganza di un Stato patrigno, anche chi sostiene il Governo deve sentire il dovere di scendere in campo».

L’opposizione. Dal centrodestra però è arrivato subito il contrattacco. Il deputato Ugo Cappellacci, Forza Italia, ha scritto: «Prima il centrosinistra sbaglia, si genuflette davanti ai governi amici, quelli Renzi e Gentiloni, ora raglia ed è penoso». Per Paolo Truzzu e Gianni Lampis, Fdi, quelle della Giunta «sono solo lacrime di coccodrillo dopo tutti i danni che ha fatto finora». Attilio Dedoni dei Riformatori ha detto secco: «È tutta colpa di quell’accordo-patacca firmato anni fa da Paci con il governo Renzi». (ua)

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