La Nuova Sardegna

Scippo a Monte Prama, la rabbia monta in laguna: «Giù le mani dai Giganti»

Simonetta Selloni
Scippo a Monte Prama, la rabbia monta in laguna: «Giù le mani dai Giganti»

Cabras dice no, le statue non possono restare a Cagliari: il territorio crescerà intorno a loro

18 novembre 2018
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CABRAS. Come i leoni e i fiori sulle pareti della strada che percorreva chi entrava nella città di Babilonia, così i Giganti di Mont‘e Prama, schierati nel lungo corridoio di accesso all’ala nuova che – forse – verrà del Museo di Cabras, dovrebbero accompagnare i visitatori verso il percorso che dalla cittadina lagunare abbraccia il Sinis. Schierati verso l’altrove, quei Kolossoi, almeno così pensano gli archeologi. E oggi, 3200 anni dopo, l’altrove è lo sviluppo che questo territorio sta pensando attorno alle scoperte di Mont‘e Prama. E che sui Giganti e sulla loro indissolubile contestualizzazione con il territorio ha la sua pietra fondante.

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Giganti sì, ma in trasferta. Il cartello “Cabras terra dei Giganti» saluta chi arriva nella cittadina. Sarebbe incredibile doverlo integrare con la dicitura: “in trasferta”. Le esternazioni della direttrice del Polo museale della Sardegna Giovanna Damiani lasciano intendere che l’auspicata riunione del corpus scultoreo non sarà ospitata dal Museo Marongiu di Cabras, ma dal Museo nazionale archeologico di Cagliari, che già ne ospita 19. A Cabras, che ne accoglie sei ricostruiti e quattro ancora da restaurare, e che ha un progetto finanziato con 3 milioni di euro per adeguarsi agli illustri ospiti, andranno “riproduzioni fisiche o digitali”. Vale a dire, copie.

«Siamo arrabbiati». Ieri mattina, al Museo Marongiu, tantissimi visitatori. Al botteghino la domanda: «Vediamo i Giganti, vero?». Arrivano da tutta l’isola, sono accolti in un paese che espone ovunque immagini di Giganti, ha un ristorante che si chiama come loro; e una importante cantina, l’Azienda vitivinicola Contini, ha prodotto due vini, I Giganti Rosato Igt e I giganti Rosa. Il sindaco, Andrea Abis, sintetizza lo stato d’animo con un lapidario: «Sono arrabbiato». L’altro ieri ha telefonato all’assessore regionale ai Beni culturali Dessena. «Anche lui è indignato».

Cabras? Tutta la Sardegna. «C’è un discorso che riguarda l’offerta complessiva della Sardegna di beni culturali, archeologici, ambientali, in una piattaforma articolata sul territorio. È su questi principi che stiamo fondando lo sviluppo, che hanno a che fare con visioni di prospettiva, economia possibile e sostenibile, lotta allo spopolamento», dice ancora Abis.

I soldi della Regione. Ci sono 20 milioni di euro sul piatto della programmazione territoriale. E il Museo è al centro del polo che comprende Cabras, Oristano, Riola, San Vero, Baratili, Narbolia. Questo concetto, dice ancora Abis, «lascia ai territorio la libertà e la responsabilità di costruire una prospettiva e di programmarla». Senza considerare che l’ipotesi dello scippo dei Giganti «lede un processo molto avanzato e sa di campanile». Insomma: accentrare su Cagliari si rivela una opzione anacronistica e fuori tempo massimo.

La cooperativa. La cooperativa Penisola del Sinis ha 14 soci. Nei momenti di maggiore affluenza occupa una quarantina di persone. Ieri a Cabras, alcuni visitatori hanno avuto il privilegio di essere accompagnati nella visita del Museo Marongiu dall’archeologo Raimondo Zucca uno dei “padri” del ritrovamento dei Giganti. «Cabras ha un territorio che dà moltissimo. Da quando ci sono le statue – dice Vilma Salaris, della cooperativa – si è mossa un’economia di rete che non riguarda soltanto il museo o Tharros (gestito dalla stessa coop, il sito archeologico più visitato nell’isola ndr). Parliamo di B&b, ristorazione, dei nostri prodotti. Dei servizi offerti». E anche costruire la rete di servizi ha dei costi.

Lancette indietro. Portare le statue a Cagliari è come riportare le lancette del tempo indietro di 15 anni. «I Giganti hanno sdoganato il Museo: non vengono solo scuole e cultori. Come se si fosse colmata la terra di mezzo», Maria Lucia Pinna è socia della cooperativa. Studiosi e addetti ai lavori a parte, ci sono anche i cittadini comuni. «Sarebbe molto grave, portare via le statue. Chiunque arrivi qui vuole vedere i Giganti. Anche amici e parenti, la prima cosa che chiedono è: andiamo al Museo?», dice Vincenzo Mirai, seduto al bar Soleluna. E c’è chi i Giganti è arrivato a vederli da Gonnesa. «L’idea di accentrare a Cagliari forse ha una ragione di economicità. Certo, per farle stare qua bisogna creare le condizioni, la promozione, lo sviluppo del contesto», spiegano i visitatori «niente nomi, però».

La Regione. «Ci sono tre milioni di euro per il Museo, c’è un emendamento alla Finanziaria di 280mila euro per la valorizzazione di Mont‘e Prama. Un investimento che riguarda questo territorio, un’area che deve essere rispettata come anche il progetto, un’intesa sulla quale si sono basati gli accordi di collaborazione con il Ministero», sottolinea Antonio Solinas, consigliere regionale del Pd espresso da Oristano.

Il sindaco Abis si prepara. «Sui Giganti faremo una battaglia. Che non è la nostra, è della Sardegna, di un modello di sviluppo fin qui condiviso. Vorrei che questo fosse chiaro. Cagliari potrà pure essere una vetrina. Ma è qui, a Cabras, che c’è la narrazione». La storia. Da qui, da questo Museo, si guarda verso l’altrove.
 

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